Juve, il vero anno zero di Allegri

Juve, il vero anno zero di Allegri© ANSA
Alberto Dalla Palma
3 min

È un anno zero e non certo perché la Juve ha fatto un solo punto contro l’Udinese e l’Empoli. Allegri, ancora prima di perdere Ronaldo, sapeva che sarebbe stato costretto a ripartire dal basso e per questo con il club, dopo aver accettato di tornare a casa, ha fatto un accordo anomalo, addirittura di quattro anni, in modo da mettersi al sicuro da qualsiasi turbolenza bianconera. Se Agnelli, un giorno, dovesse decidere di cambiare rotta, come fece quando scelse il gioco (Sarri) piuttosto che una praticità intelligente (Max), sarebbe costretto a svuotare le casse per saldare il conto di un accordo pluriennale che stavolta ha un senso. C’è un progetto, dietro al recupero di Allegri, che non impone subito la conquista dello scudetto, per il quale dopo l’abbuffata dei nove consecutivi c’è davvero del tempo: ringiovanire la Juve, operazione iniziata con gli acquisti di Locatelli e Kean, restare nel giro della Champions (quindi come minimo il quarto posto, garanzia di fatturato abbondante), tornare al vertice con assoluta tranquillità e anche con i conti a posto dopo il salasso-Ronaldo.

L’ avvio del campionato bianconero è stato deludente, nessuno avrebbe pensato ad un solo punto tra Udinese ed Empoli, ma in conto bisogna mettere anche gli errori di Szczesny al Friuli che hanno bruciato una vittoria che sembrava messa al sicuro dal gol del 2-0. Come squadra, la Juve ha fallito contro i toscani, una partita che ha dato modo ad Allegri di riflettere sul futuro e sulle caratteristiche della sua squadra, da due anni abituata a giocare per Ronaldo (81 gol in 98 partite), dopo un palleggio insistito in mezzo al campo sia con Sarri (che comunque ha vinto lo scudetto) sia con Pirlo (Coppa Italia e Supercoppa). Max, che ha perso il portoghese e non è riuscito a riprendere Pjanic, ha intuito che la Juve di oggi potrebbe essere più adatta alla corsa piuttosto che alla melina, sfruttando la fi sicità e la velocità di giocatori come Cuadrado, Kulusevski, Bernardeschi, Morata e Chiesa. Già, la stella dell’Italia di Mancini: esterno nel tridente azzurro e anche in quello bianconero fi no ad ora, ma in futuro possibile centravanti della Juve sostenuto da Dybala e non solo cursore sulla linea laterale.

L’ esempio del passato? Paulo e Federico come Mancini e papà Enrico nella Samp degli anni ’90. Un’idea brillante, che ha bisogno di tempo e di dedizione: visto che ha perso Ronaldo, Allegri deve andare a cercare 30-35 gol da altre parti, con nuove soluzioni, possibilmente difendendo meglio del solito perché è probabile che la Juve segni di meno. Ecco perché starebbe pensando per il futuro al 4-4-2, su cui lavorerà a lungo appena avrà la disponibilità dei giocatori impegnati all’estero: non da Napoli, forse, perché la formazione del Maradona sarà dettata solo dall’emergenza, ma subito dopo forse sì. Una rivoluzione, rispetto agli ultimi anni: la Juve che aspetta e che riparte, in modo diverso da quella che ereditò con il marchio di fabbrica di Antonio Conte e che conquistò cinque scudetti di fi la prima di essere consegnata a Sarri.


© RIPRODUZIONE RISERVATA

Juve, i migliori video