Juve, una fiducia che vale

Nella notte umida e già autunnale di Malmö ritrova la vittoria. I tre gol scaldano i cuori ma non illuminano ancora il futuro
Juve, una fiducia che vale© Juventus FC via Getty Images
Alessandro Barbano
4 min

Fu vera rinascita? Alla serie A l’ardua sentenza. Ma da ieri sera la Juve non è più una pattuglia di mercenari in disarmo e umiliati. Nella notte umida e già autunnale di Malmö ritrova vittoria e fiducia, ancorché senza brillare nel gioco. I tre gol scaldano i cuori ma non illuminano ancora il futuro. Perché gli svedesi sono la prova di quanto, nel calcio, la robustezza possa essere irrilevante. E perché il centrocampo bianconero è ancora quel rebus che, prima di Allegri, Sarri e Pirlo hanno invano tentato di sciogliere. Però c’è uno come Cuadrado, il giocatore che tutti vorrebbero e nessuno, oltre la Juve, ha sulla fascia destra. Tatticamente perfetto, ficcante e indomabile, una spina nel fi anco che accende il buio di una partenza confusa, e propizia il primo gol di Alex Sandro. Certo, Bentancur è l’incompiuta di sempre, Rabiot un cavallo senza fantino, ma stavolta qualcosa di nuovo tra i due incomincia a vedersi. E quel qualcosa si chiama Locatelli, posizionato sempre dove finisce il gioco degli avversari e inizia quello della Juve, lucido nei tocchi di prima, diligente in copertura. Sarà lui la chiave perfetta nell’architettura che Allegri sta tentando di rimettere in piedi. Gli svedesi sono dieci portatori d’acqua, generosi e ordinati, ma prevedibili. Tutti tranne uno: Birmancevic. Che pure ci prova a fare l’incursore. Ha testa e classe, il giovane serbo, ma è un’impresa che va ben oltre i suoi ventitrè anni. Può far ballare un po’ De Ligt ma da solo non buca la rete cucita da Bonucci.

Dopo i tre gol la Juve dilaga, ma sarebbe da miopi illudersi con ciò che si vede nel secondo tempo, per esempio un Dybala finalmente padrone del gioco e felice ispiratore. Perché l’argentino deve imparare a lottare e a essere decisivo prima che la gara si sblocchi, quando per gran parte del primo tempo passeggia abulicamente sulla fascia destra, senza bucare quasi mai il muro degli avversari e fallendo un’occasione clamorosa. Questo per dire che non è il Malmö la prova del nove. Ma anche che la Juve non è la Cenerentola del campionato che si è vista nei primi tre turni. Il tempo gioca a favore di un gruppo che deve affrancarsi da tre anni di Ronaldodipendenza, colmando un vuoto che gli si è aperto dentro e coltivando la personalità che Allegri pretende dai suoi giovani talenti. Molti sono quelli che possono prendere il coraggio tra le mani e saltare l’asticella oltre la quale c’è un destino da campioni. Tra questi Kean, cui la sorte sta dando una proroga alle occasioni fin qui sprecate.

Niente è scritto sotto il cielo bianconero. E nulla è precluso. Allegri lo ha spiegato ai giornalisti perché i suoi giocatori intendano. Se la Juve è ancora la Juve tocca dirlo subito. La vittoria di ieri sera è una prima conferma che il messaggio è arrivato.

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