Juve, profondo rosso: crollo dei ricavi. Ecco la situazione

Approvato il bilancio al 30 giugno: il risultato è più negativo del previsto, dalle plusvalenze al botteghino
Juve, profondo rosso: crollo dei ricavi. Ecco la situazione© ANSA
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Benché prevista, la perdita netta da 210 milioni con cui la Juve chiude l’ultimo bilancio è più fragorosa di quanto anticipato nella semestrale della holding qualche giorno fa. I ricavi complessivi, calati da 572 a 481 milioni, non coprono neppure i costi della rosa per stipendi (298) e ammortamenti (197). L’effetto negativo sul lato delle entrate si deve interamente al calo dei ricavi da stadio (-41,5) pressoché azzerati e del merchandising (-6,5) ma soprattutto al crollo delle plusvalenze (-128) che negli anni passati contribuivano in misura massiccia. La Juventus ha sorretto per anni una struttura di ricavi meno solida rispetto ai concorrenti internazionali con utili da cessione di calciatori, in molti casi reali (vedi l’imponente plusvalenza-Pogba nel 2017) in altri del tutto creativi come lo scambio Arthur-Pjanic. Il calo dei ricavi è mitigato dall’aumento dei diritti tv (+68,9) dovuto alla sospensione delle competizioni e conseguente spostamento di partite dal 2019/20 alla stagione appena conclusa. Un effetto che non si ripeterà nei prossimi anni.

Il miraggio della sostenibilità

Il debito finanziario resta invariato: 389 milioni. Un dato così miracoloso, in presenza di perdite così cospicue, si deve allo sgonfiamento degli asset che il rallentamento del business implica. Il valore contabile della rosa si riduce (da 508 a 431 milioni) perché l’ammortamento lo abbatte mediamente del 20-25% e il club non ha investito per acquisti importanti. Chiesa è arrivato in prestito con obbligo di riscatto e non entra a bilancio. Kean e Locatelli sono arrivati dopo il 30 giugno, come il riscatto di McKennie. Il rallentamento del mercato riduce i crediti verso altri club, perché gradualmente incassati (154 milioni) mentre i debiti calano meno (35 milioni): il saldo netto alleggerisce la posizione di cassa, perché i debiti da calciomercato non si considerano finanziari (anche se forse lo sono). Buona parte dei crediti verso club esteri (55 milioni) è stata ceduta, generando cassa. Nel complesso la Juve ha necessità di completare l’aumento di capitale da 400 milioni, deliberato pochi mesi fa e programmato per fine anno dopo l’iter canonico previsto dalla legge e dai regolamenti di mercato. Il patrimonio netto si è infatti eroso a 28 milioni e non reggerebbe la perdita del prossimo anno. L’intervento degli azionisti è dunque una necessità inderogabile, non certo una scelta dettata da programmi di investimento o ambizioni sportive. Cosa attendersi nel prossimo futuro? Lo dice lo stesso club nel comunicato diffuso ieri: “Allo stato attuale l’esercizio 2021/2022…è previsto in significativa perdita”. Certo, il miglioramento sarà rilevante ma il traguardo del pareggio, ovvero il miraggio della sostenibilità, non si vede ancora (...)

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