Senza Ronaldo, più gol per tutti. La Juve si è rimessa in moto e ha fatto quattro passi consecutivi fuori dalla crisi con altrettante vittorie. Non è stato semplice uscire dal frullatore in cui si sono trovati i bianconeri all’alba della seconda era-Allegri. Soprattutto perchè, oltre alle problematiche connesse alla partenza di un nuovo ciclo, c’è stato da superare lo choc (pur annunciato e prevedibile) dell’addio di CR7. Una cosa però è discuterne per mesi, un’altra è trovarsi di fronte al fatto compiuto a pochi giorni dalla chiusura del mercato. Cristiano non si può sostituire, un alter ego non esiste nel mondo, e Kean ovviamente non può essere indicato come il suo erede. La Juve ha perso quindi un capitale tecnico inestimabile ma pure un fatturato offensivo altrettanto difficile da generare. Nel suo triennio italiano, il portoghese è stato sempre più un catalizzatore della manovra e della sua finalizzazione. In bianconero ha realizzato 101 gol in 134 presenze; significa una media di circa 34 gol a stagione garantiti da un solo giocatore. Numeri da fenomeno, appunto, e per questo difficilmente replicabili dai comuni mortali.
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Come recuperarli, quindi? Ecco il grande nodo che Allegri si è trovato a sciogliere. Con un solo rinforzo in extremis dal mercato (Kean, appunto) e senza l’aggiunta di un grande bomber (nelle ultime ore di mercato si era a lungo inseguito Icardi), la strada è quella del gol diffuso, ovvero del cercare reti da più uomini, “distribuendo” il totale mancante su più realizzatori (...)
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