Juve, l'acquisto di Ronaldo con bilancio in perdita: l'analisi dei conti

Viaggio alle radici delle plusvalenze: l’ossessione Champions, il ricorso alla leva finanziaria e lo stop alla Superlega
La presentazione© Juventus FC via Getty Images
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Il 10 luglio 2018, pochi giorni dopo la chiusura di un anno contabile con 19,2 milioni di perdita, la Juventus annuncia clamorosamente l’ingaggio del più celebre calciatore al mondo. È l’operazione più costosa della storia del calcio italiano: 100 milioni per il cartellino più 17 di oneri accessori e commissioni, 31 netti di stipendio annuo per Cristiano Ronaldo. Come può un club che ha appena archiviato la stagione con la perdita più alta da 7 anni avventurarsi in un affare così oneroso, che impegnerà complessivamente 360 milioni nei quattro anni successivi? Quale calcolo di convenienza spinge la dirigenza bianconera a considerare fattibile – prima ancora che vantaggiosa – un’operazione che sembrava fuori della portata di qualsiasi club italiano? Dopo qualche mese, l’uscita del bilancio svelerà che il rosso contabile sarebbe stato ben più pesante senza il contributo di 102,4 milioni di “proventi da gestione dei diritti dei calciatori”. In una parola: plusvalenze.

Bonucci, Ronaldo e gli altri: analisi del mercato Juve

A questo risultato ha contribuito per 38,3 milioni la cessione di Bonucci al Milan, avvenuta nell’estate 2017 ma di competenza 2017/18. Però Bonucci, nel frattempo, è già rientrato alla base e viene iscritto nuovamente in bilancio per 35 milioni. Il suo cartellino valeva ormai zero, perché completamente ammortizzato prima dell’intermezzo milanista, ma la plusvalenza resta: non si cancella e verrà assorbita in cinque anni, sotto forma di ammortamento del nuovo cartellino. Il resto dei cento milioni è frazionato su 18 giocatori: qualcuno noto, come Lemina, altri pressoché ignoti. Nella stessa sessione di mercato, oltre a CR7 la Juve acquista a titolo definitivo anche Douglas Costa per 44 milioni dopo averne spesi 6 per il prestito, Joao Cancelo (40,4), il citato Bonucci (35) oltre a Perin, Favilli, Spinazzola. L’impegno complessivo sfiora i 300 milioni: una dimostrazione di potenza economica che eclissa qualsiasi competitor italiano e proietta la Juventus ai vertici del calcio europeo per volume di investimenti, con l’idea fissa di agguantare l’agognata e sempre sfuggita Champions. Questo sfarzo senza precedenti arriva dopo un’estate (2017) in cui i bianconeri avevano già investito 117 milioni (Bernardeschi 40, Matuidi 22,5, De Sciglio 12, Szczesny 12 e altri).

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