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TORINO - E se la svolta, per Dybala e la Juve, fosse davvero arrivata a Salerno? Al Genoa, e poi a Venezia, Bologna e Cagliari, l’ardua sentenza ma è indubbio che i tre punti non sono stati l’unico raggio di sole per Massimiliano Allegri, impegnato a trascinare i bianconeri fuori dalla tempesta. Capitan Max potrebbe aver ritrovato la rotta giusta riproponendo la mossa che aveva già fatto da spartiacque nella sua prima avventura juventina e che aveva condotto alla finale di Champions League di Cardiff. La soluzione si chiama 4-2-3- 1 e potrebbe diventare l’approdo tanto cercato fin qui dal tecnico, che lo aveva sperimentato soltanto per porzioni di partita in questa stagione, mai dall’inizio. La ricerca del vestito ideale per la Signora sembra essere arrivata a uno snodo chiave. Certo, il crash test della Salernitana è stato abbastanza agevole, per quanto i bianconeri non abbiano incantato, e per questo servono verifiche più probanti. Però la semina è iniziata e questo è sicuramente un passaggio significativo nella stagione juventina, finora decisamente travagliata.
Dybala, la formula della Joya
Per il raccolto chissà quanto bisognerà attendere ma non c’è dubbio che il primo risvolto positivo ci sia già e riguardi Dybala. Questo sistema di gioco permette innanzitutto di mettere la Joya al centro della Juve. Nel cuore del gioco, del fraseggio, della costruzione e anche più vicino all’area di rigore. E forse non è un caso che sia stato proprio Paulo a rompere l’equilibrio all’Arechi, dopo che pure Bernardeschi e Kulusevski, gli altri due trequartisti alle spalle di Kean, avevano partecipato all’azione.
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