Juve, Signora sulla carta

Juve, Signora sulla carta© Juventus FC via Getty Images
Ivan Zazzaroni
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Come finirà la storiaccia delle plusvalenze? Manderanno di nuovo la Juve in B? E cosa succederà ai tanti club, alcuni di prima fascia, che con i bianconeri hanno scambiato giocatori a prezzi verosimilmente gonfiati? Al solito, tarrallucci e vino? Sono le domande che ci pongono ogni giorno gli appassionati, i curiosi, gli anti e i tassisti. 

Partirei dal danno d’immagine per la Juve, che è notevolissimo - da oltre un anno non si fa mancare nulla peraltro - e per alcuni addirittura irrimediabile, anche se da noi alla fine tutto passa. Sono convinto che prevarrà la necessità di portare a conclusione il campionato in modo più o meno regolare e che sarà impossibile evitare il coinvolgimento di mezza serie A, un campionato che da questa vicenda esce più indebolito che mai. Non oso immaginare cosa potrebbe accadere al calcio italiano se a marzo la Nazionale non si qualificasse ai Mondiali dovendo per di più affrontare gli esiti dello scandalo “plus”. 

La Juve, società quotata in borsa e in crisi non solo finanziaria, dovrebbe essere per così dire “commissariata”. Avendo strappato a Elkann e Agnelli un così lungo contratto - quattro anni a 7, e non 9, milioni a stagione - il commissario diventa naturalmente Allegri, sostenuto dagli uomini dell’area tecnica. Con un solo scopo: la Champions per la via maestra. Lo so, ha tutta l’aria di una follia giornalistica, ma bisogna credere nel calcio. Tanto, se perde, perde la Juve.  

Per inciso, sospetto che la tanto inseguita “carta di Ronaldo” sia un appunto di gentlemen agreement, relativo all’impegno a rifondere al portoghese le mensilità sospese per Covid, che non è stato messo in bella, come invece impongono le norme federali, al momento della concitata cessione al Manchester United. Dubito che quella carta - evidentemente irregolare - possa portare ad accuse di truffa o evasione. 

PS. Mi (e vi) risparmio il commento della vittoria sul Genoa: la squadra di Sheva ha rinunciato a giocare (troppe assenze, poca fiducia, tanta paura, nessun tiro in porta): con i tre punti, la Juve - 27 conclusioni, il gol un incidente di percorso - è salita al quinto posto, insieme alla Fiorentina, e si ritrova a 7 punti dal quarto: Venezia e Bologna fuori e Cagliari in casa i prossimi passaggi che potrebbero restituire un senso al girone di ritorno.  

Marotta, il decreto e i veri discriminati  

In settimana il Parlamento ha bocciato l’emendamento al Decreto Crescita col quale si chiedeva l’abolizione delle agevolazioni fiscali ai calciatori provenienti dall’estero, l’iniziativa era stata presa dal senatore Pd Tommaso Nannicini. Tra i principali oppositori dell’emendamento figura l’ad dell’Inter Beppe Marotta, il quale ha spiegato che «un emendamento specifico che penalizza solamente l’industria dello sport professionistico, oltre che miope e controproducente, è fortemente discriminatorio e conferma quanto il nostro settore sia considerato in modo residuale nel Paese»

Da anni nel Paese delle buone intenzioni che non si tramutano in fatti promuoviamo campagne per la valorizzazione dei vivai e dei calciatori italiani, parliamo, scriviamo, discutiamo, soprattutto in funzione della Nazionale. Poi le maschere cadono. Poi mi tocca sentire da uno dei massimi dirigenti del nostro calcio che l’abolizione delle agevolazioni fiscali ai calciatori stranieri è un atto discriminatorio. Sì, discriminatorio nei confronti degli italiani che così pesano di più sui bilanci. Dimenticavo che possiamo comunque naturalizzare gli stranieri che vengono trascurati dalle “loro” nazionali. Se non dovessimo andare ai Mondiali per la seconda volta consecutiva, potremmo sempre importare a costi ridotti un altro centinaio di pippe. Posti in piedi per i nostri. Il dio del calcio ci conservi il Sassuolo


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