Allegri e i giovani: "Li consideriamo campioni troppo in fretta. I social? Un danno"

Il tecnico bianconero ha parlato di un tema delicato per il mondo del calcio in un intervento da remoto al Festival dei Giovani in corso a Gaeta
Allegri e i giovani: "Li consideriamo campioni troppo in fretta. I social? Un danno"© LAPRESSE
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Uno degli appunti mossi a Max Allegri da buona parte dei suoi detrattori è di non avere sufficiente coraggio nel lanciare i giovani. Un dato parzialmente smentito dai fatti nel corso della carriera del tecnico livornese, da Cagliari alla Juventus passando per il Milan, ma di sicuro l’allenatore vincitore di cinque scudetti con i bianconeri sa di quanto sia difficile in Italia avere il giusto equilibrio con i giovani, a prescindere dal loro effettivo talento.

"Un 20enne non può avere la maturità di un 28enne"

Allegri ha parlato di questo delicato tema in un intervento da remoto al Festival dei Giovani in corso a Gaeta, organizzato da 'Noisiamofuturo' in partnership con la Luiss: "In Italia da qualche anno a questa parte c'è la tendenza a considerare campioni dei ragazzi dopo 2-3 partite, ma così si bruciano le tappe: a 20 anni un calciatore non può avere la maturità di un 28enne".

Allegri critica i social: "Allontanano i giocatori dal mondo reale"

Allegri si è poi soffermato su un altro argomento delicato nel rapporto tra i giovani e il calcio, l'uso dei Federico Chiesa è sempre al lavoro">social network: "Li ritengo un'ulteriore fonte di condizionamento per i giocatori, a volte è utile tirarsi fuori da queste situazioni. Io quando torno nella mia Livorno è perché ho bisogno di tornare nel mondo reale". Infine, l'immancabile domanda sulle vittorie più belle della carriera e un retroscena sulle difficoltà incontrate in momenti particolari al Milan e alla Juve: "Le vittorie sono tutte belle, non saprei scegliere: mi ricordo il primo campionato di C a Sassuolo o il primo scudetto in Serie A. Le sconfitte invece sono tutte brutte, alcune di più perché ti rimane il dubbio che avresti potuto fare qualcosa meglio. Al terzo anno di Milan e al secondo di Juventus partimmo molto male e anche se lavoravamo tanto non ci rendevamo conto che stavamo perdendo lucidità: quando abbiamo semplificato tutto siamo andati molto meglio". 


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