La Juve lasci l'album delle figurine 

La Juve lasci l'album delle figurine 
Roberto Perrone
3 min

Al Grand Hotel Juventus per ora c’è solo la gente che va (o che vuole andare) e non gente che viene. Dopo Paulo Dybala, lasciato al suo destino, dopo Alvaro Morata, per cui c’è affetto e stima, ma non il desiderio di spendere certe cifre, ecco Matthijs De Ligt, il difensore più costoso del calcio italiano, intenzionato a cambiare aria. Sì, è vero che il mercato in uscita è molto importante per rimettere a posto i conti e rientrare nei parametri Uefa, ma l’andamento della campagna di rafforzamento bianconera non è lento, è statico. Magari tra qualche giorno o qualche settimana si accenderà improvvisamente, ma un aspetto, purtroppo non solo di questa ultima estate, lo possiamo evidenziare: Madama non ha più il tocco magico degli inizi, non ha più quella gestione vincente del mercato, sintesi perfetta di fantasia, capacità tecnica, estro manageriale. Inseguire le nostalgie di Di Maria e la voglia di rivalsa di Pogba non è la strada giusta, non è la strada del passato a cui far riferimento.
Ottimi rinforzi entrambi, ci mancherebbe, non è questo il punto. Il punto è che la Juventus, uscita dalle macerie del dopo serie B, ha inaugurato il “novennato” non cercando figurine, ma individuando giocatori funzionali al progetto di Antonio Conte. Qualcuno non andava: il calciatore più pagato del Conte 1, Eljero Elia, non ballò neanche un’estate. Ma era l’eccezione. Quella Juventus e le successive, fino all’arrivo di Dybala, furono costruite con colpi di genio e investimenti. Si scommetteva sul campione agé (Andrea Pirlo) o sul giovane rampante (Paul Pogba), si prendevano gregari importanti per una o più stagioni (Giaccherini, Peluso, Estigarribia). Dopo due anni senza un vero attaccante da “ogni maledetta domenica” in campo, arrivò Carlos Tevez e Conte non lo tolse più. Accanto ai rari errori (e quando mai riesci ad azzeccare tutti i giocatori gusti), si alternava con abilità l’alto (il nome noto, la figurina) e il basso (il meno noto, figurina in pectore).
Paulo Dybala, dopo quattro scudetti, è stato il primo investimento “fuori linea” dal lato economico, ma perfettamente “in linea” per l’equilibrio della squadra. Poi si è passati a quello che anche qui abbiamo cominciato a chiamare “crack”. Non è sbagliato in assoluto (Madama continuò a vincere), ma è stato sbagliato far terminare l’alternanza. La Juventus deve ritornare al mix vincente di fantasia e lungimiranza e mollare l’album delle figurine.


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