Juve, Agnelli deve spiegare

Juve, Agnelli deve spiegare© Getty Images
Xavier Jacobelli
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No, non è questo il tempo di stare zitti. Pedalare sì, come invoca Landucci, stare zitti no. Ai suoi tifosi imbufaliti che non sanno più a che santo votarsi, che in queste ore martellano di critiche la società, l’allenatore, i giocatori, ora più che mai la Juve deve parlare. Deve spiegare. Deve dire come diavolo sia possibile, da dove nasca, quando finirà questo strazio senza fine di una squadra senza gioco, senz’anima, senza personalità, senza qualità, in campionato e in Champions League. E, dopo le “divertenti” battute di Allegri pre Monza, decisamente improvvide e pure jellate, ora il primo che deve metterci la faccia è Andrea Agnelli. Non per altro, ma per raccontare a milioni di fan le ragioni di questi tre anni di ribaltoni: dopo avere salutato Allegri, ha preso Sarri, ha esonerato Sarri, ha preso Pirlo, ha esonerato Pirlo, ha rivoluto Allegri pagandolo a peso d’oro per quattro anni. Oggi è il presidente della Juve a essere chiamato in causa.



Presumibilmente, non per sconfessare Arrivabene, pure lui battutista sfortunato addirittura prima del Benfica e che, prima della figuraccia di Monza, è stato pronto a tagliare corto: «Cambiare guida tecnica sarebbe una follia. La nostra responsabilità è far funzionare la Juventus. Istruire processi sommari e indicare un colpevole non aiuta una società come la nostra a lavorare con disciplina sul programma che Allegri deve sviluppare nell’arco di 4 anni. Se c’è da individuare un colpevole, allora sono io in quanto amministratore delegato al vertice della società». Bene e complimenti per la schietta autocritica. Anzi male, poiché se la Juve non funziona non può essere l’amministratore delegato il solo capro espiatorio. Se il programma quadriennale viene frustrato dopo soli due mesi e tre giorni dall’inizio della stagione, non si va da nessuna parte. Per non dire delle pesantissime ricadute sul bilancio, già gravato dal quinto passivo consecutivo (-250 milioni di euro), che sarebbero amplificate da una malaugurata, mancata qualificazione anche solo agli ottavi della Champions (perdita ipotizzata fra i 35 e i 40 milioni di euro). Addirittura, l’attuale, sconcertante media salvezza può alimentare il rischio dello scenario da incubo che si concretizzerebbe a fine stagione, non riguadagnando il massimo torneo continentale. Come sembra lontano il 4 agosto, eppure sono trascorsi soltanto quarantasei giorni da quando John Elkann, a Villar Perosa, storico luogo bianconero. «Vogliamo una Juve all’altezza del suo passato», avvertì il Signor Exor, chiedendo alla squadra di onorare nel modo migliore il centenario della proprietà Agnelli che cadrà nel 2023. Un fatto è certo: se questo andazzo continuerà, l’anno prossimo non sarà l’anno della celebrazione. Ma della rivoluzione.


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