Juve, Allegri in un mare di guai: cosa rischia

Il tecnico di nuovo al centro di critiche e riflessioni: la trasferta di Haifa e il derby adesso fanno paura
Juve, Allegri in un mare di guai: cosa rischia© LAPRESSE
Filippo Bonsignore
4 min

TORINO - Una settimana per salvare tutto. Sì, non sono passati neanche due mesi dall’inizio della stagione ma per la Juve è già arrivato il momento della resa dei conti. La lezione subìta dal Milan ha riportato i bianconeri alla dura realtà di una crisi che sembra senza fine. Le due vittorie su Bologna e Maccabi sono state una semplice boccata d’ossigeno prima di tornare in apnea, non appena il livello si è alzato. E allora lo sguardo va necessariamente a che cosa attende i bianconeri: la trasferta a Haifa e il derby con il Torino. Una settimana da brividi, perché in Israele l’unico risultato a disposizione è la vittoria, a meno di non pregiudicare definitivamente il cammino in Europa, e pure in campionato non c’è più da scherzare, considerando che la vetta è ora distante dieci punti dopo nove turni e pure il quarto posto si allontana. In pratica la Signora ha perso più di un punto a giornata nei confronti del Napoli, incredibile ma vero. E’ già l’ora del dentro e fuori per i principali obiettivi stagionali e, appunto, siamo appena all’alba dell’annata.

Reagire

Il clima alla Continassa è pesante e non certo soltanto per la pioggia autunnale che ha accompagnato il lavoro domenicale. Massimiliano Allegri ha chiesto di reagire e intimato che bisogna uscire da questo momento «con le buone o con le cattive». In che cosa si tradurrà questo imperativo, lo scopriremo presto: in scelte drastiche di formazione? Certo è che il tecnico è tornato nel mirino dei tifosi: l’hashtag #AllegriOut è di nuovo di tendenza sui social e il popolo juventino ribolle, incredulo per la piega presa dagli eventi. Max è di nuovo sotto la lente, e non potrebbe altrimenti, perché quella vista finora non può essere la Juve. Non può esserlo una squadra che ha progressivamente smarrito tutte le caratteristiche e le qualità che l’hanno resa grande nel recente passato e che lui stesso ha contribuito a rendere tale. Non può esserlo una squadra che non ha gioco, che sembra non allenata vista la costante difficoltà fisica, che dà un senso di improvvisazione in tutto ciò che fa, che si scioglie alle prime difficoltà mentre, in un tempo non troppo lontano, emergeva dai problemi con la forza mentale di un gruppo di ferro. Non può esserlo una squadra che vince solo 3 partite su 9 di campionato, come il neopromosso Monza dell’esordiente Palladino, che ha iniziato il suo ciclo proprio battendo Max.

Reagire, quindi, ma come? La vittoria è l’unica soluzione e proprio in questo passaggio così delicato il campo dirà se tra allenatore e squadra c’è ancora sintonia. Vincere per salvare il salvabile nell’immediato - la Champions, in particolare, considerate le pesanti conseguenze economiche di una eliminazione ai gironi - e provare a ripartire, in attesa che rientrino Pogba e Chiesa. La loro assenza è stata certamente un fattore ma non quello determinante per arrivare alla situazione attuale. Altrimenti la sosta per il Mondiale sarà lo spartiacque della stagione che consentirà di prendere una decisione definitiva anche sul destino dell’allenatore. Finora Allegri è sempre stato difeso e blindato dalla società, anche perchè il risvolto economico di un suo esonero ha frenato questa soluzione. Se però la situazione dovesse precipitare ulteriormente, tutto potrebbe cambiare. Alla Continassa, le riflessioni sono iniziate...


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