I graffi della Juve se il gioco diventa duro

A 10 punti dal Napoli capolista, a due dalle seconde: il 3-5-2 e l’energia dei ragazzi, ma Allegri resta cauto
I graffi della Juve se il gioco diventa duro© Getty Images
Filippo Bonsignore
4 min

TORINO - La Signora fa di nuovo paura. Sembrava impossibile, considerando la fresca umiliazione subita in Champions League che ancora brucia, e il distacco di dieci punti dal Napoli capolista. La Juve, invece, è stata capace di voltare pagina dopo il rovescio europeo e di rilanciarsi, tornando a fare la Juve. Lo testimonia il cammino recente, fatto di cinque vittorie consecutive in campionato, ottenute tra l’altro senza subire gol, che hanno riportato i bianconeri al quarto posto e a ridurre il divario con le concorrenti. Così il secondo posto occupato da Lazio, attesa domani allo Stadium nello scontro diretto, e Milan è ormai distante solo due punti. Sì, la Juve è tornata alle vecchie abitudini: era dal dicembre 2018 che i bianconeri non tenevano un ritmo così, tra risultati e imbattibilità della difesa. C’era sempre Max Allegri in panchina, c’era un certo Cristiano Ronaldo in campo e c’era pure una squadra che stava ancora recitando da protagonista. Un’altra epoca, considerate le difficoltà crescenti delle ultime stagioni.  

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All'antica

Adesso, però, le cose stanno tornando alla normalità. La Juve non sarà bellissima, non ruberà l’occhio per il gioco ma è di nuovo vincente, e tanto basta visti i trascorsi recenti. Per capirsi: tre vittorie su cinque sono state per 1-0, lo scarto minimo che è il marchio di fabbrica allegriano. E infatti il tecnico può sorridere: «Un ritorno all’antica? Se questo è essere all'antica va benissimo così...». Va benissimo soprattutto perché la Signora sta ritrovando progressivamente le caratteristiche di un tempo, quegli ingredienti che l’hanno fatta grande nel ciclo dei nove scudetti consecutivi e che nell’ultimo triennio si sono piano piano smarriti. Innanzitutto lo spirito e l’atteggiamento, ma anche la forza mentale e l’attenzione, la voglia di lottare e la capacità di restare “dentro” la partita per novanta minuti senza pericolosi passaggi a vuoto. Alla base di tutto, poi, c’è la difesa, tornata ad essere la migliore del campionato con soli 7 gol incassati in 14 partite; tutto il contrario di quanto accaduto in Champions (13 reti subite in sei gare). Il ritorno della linea a tre, la nuova leadership di Bremer e Danilo e quel 3-5-2 che nei passaggi delicati è sempre un appiglio sicuro. Ma anche il contributo dei giovani, fondamentale nel sopperire i tanti (troppi) infortuni di questo periodo: Miretti, Fagioli, Soulé, Iling-Junior, lo stesso Kean hanno garantito energia aggiuntiva. Lo scorso anno la sconfitta di Verona portò i bianconeri a -16 dalla vetta; ora la vittoria sull’Hellas è il segnale che la Juve può di nuovo tornare protagonista. «Siamo sulla strada giusta» conferma capitan Bonucci. La scalata in corso fa correre la memoria naturalmente alla clamorosa rimonta del 2015-16, anche se il Napoli, lassù, vola. Allegri resta cauto: «Il campionato è lungo, ci vuole pazienza. Domani ci aspetta una partita difficile, la Lazio è molto forte. Vediamo chi avremo a disposizione ma cercheremo di fare bene. Abbiamo bisogno di tutti e di grande coraggio; in questo momento trovare energie fisiche e mentali non è facile». Max non si scompone e resta fedele alla filosofia dei piccoli passi: prima la Lazio, poi la sosta in cui recuperare le energie e gli infortunati e quindi si penserà alla seconda parte di stagione. Lo snodo del Mondiale a metà del cammino porta con sè un sacco di incognite; Allegri pensa soprattutto a ritrovare Chiesa e Pogba come due nuovi acquisti per poi giocarsi il tentativo di rimonta. «Gennaio e febbraio saranno i mesi decisivi». All’epoca, la Juve vorrà recitare da protagonista. Il messaggio alla concorrenza è chiaro: la Signora torna a far paura


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