Stangata alla Juve, ai confini della lealtà

Leggi il commento del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio
Ivan Zazzaroni
5 min

Prenderà un punto, massimo due, aveva anticipato qualcuno. Vedrete, stavolta la passerà liscia, era stata la previsione di un noto giurista, che aveva aggiunto: «La bastoneranno più avanti, quando esamineranno il caso dei tre stipendi su quattro spostati sul bilancio successivo, il comunicato del marzo 2020, la falsa comunicazione. Falsa secondo l’accusa». Alle 21 e 08 di ieri, dopo un’interminabile camera di consiglio, i giudici della Corte federale hanno demolito qualsiasi pronostico e ottimismo raddoppiando addirittura la richiesta del procuratore Giuseppe Chiné: la penalizzazione è così passata da 9 a 15 punti. Immediato l’effetto sulla classifica oltre che sul futuro prossimo della Juve. Processo riaperto, dunque, e Juve asfaltata. Inibizioni per l’intero consiglio d’amministrazione, peraltro dimessosi a dicembre: dai 30 mesi per Paratici ai 16 per Cherubini, dai 24 per Andrea Agnelli e Arrivabene agli 8 a testa per Nedved, Vellano, Garimberti, Grazioli, Caitlin Mary Hughes, Marilungo e Roncaglio. Prosciolti tutti gli altri club e dirigenti che risultavano “imputati” nel precedente processo. Ora i legali della Juve prepareranno il ricorso da presentare nell’unico grado di giudizio previsto, il Collegio di Garanzia del Coni. "L’odierno accoglimento del ricorso per revocazione da parte della Corte d’appello federale” hanno dichiarato gli avvocati della società bianconera Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa, "ci pare costituisca una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato”. Perché la Juve sì e gli altri no? Le plusvalenze non si fanno da soli, ma in due.

Le motivazioni della condanna

In attesa delle motivazioni, tento un’interpretazione del dispositivo: la Juve è stata condannata per slealtà, sulla base delle intercettazioni presenti nelle 14.000 pagine dell’inchiesta Prisma, dove è la protagonista. Se così fosse, il mezzo, l’oggetto del reato, le plusvalenze, conterebbero relativamente. A tal proposito mi sono riletto l’articolo 4 al punto 1 del CGS: “Tesserati, affiliati ed altri soggetti dell’ordinamento sportivo devono comportarsi secondo i principi di lealtà e correttezza in ogni funzione prestazione o rapporto comunque riferibile all’attività sportiva. I tesserati e gli altri soggetti dell’ordinamento cooperano attivamente all’ordinata e civile convivenza sportiva”. Ma che cos’è la lealtà sportiva?, si domandava il professor Turci: “Una formula che sfugge ad ogni definizione contenutistica e che pare messa in mano al giudice per punire comportamenti non consoni allo “spirito sportivo”. Si tratta quindi di un concetto ampio, aperto... Ma fino a che punto? Ragionando con gli schemi del diritto ordinario, civile ed a maggior ragione penale, siamo abituati ad un concetto di tassatività che mal si abbina con quello sportivo e che peraltro pare ripreso in tutti gli altri principi, sia nell’art. 1 la cui tassatività è data dal richiamo alle norme regolamentari, statutarie ed altre, sia negli altri principi che vietano specifici comportamenti”. Cosa dobbiamo aspettarci ora, in attesa del pronunciamento del Collegio di Garanzia? 1) L’inevitabile ribellione della tifoseria juventina; bersaglio unico, la Federcalcio, immagino. L’augurio è che non si trascenda. 2) Gli effetti della sentenza sui rapporti tra Juve e Uefa, deterioratisi con la campagna della Superlega. La nuova Juve di Elkann, Ferrero e Scanavino dovrebbe tuttavia trovare un clima diverso, qualche disponibilità e morbidezza, visto che Ceferin ha già ottenuto quello che voleva, la testa di Andrea. 3) La risposta sul campo della squadra di Allegri, che si augura di veder azzerata la penalizzazione e che, a questo punto, deve essere sostenuto con forza dal nuovo gruppo dirigente.


© RIPRODUZIONE RISERVATA