TORINO - Nel derby o (forse) mai più. Leandro Paredes è all’ennesimo bivio della stagione: c’è il Torino all’orizzonte e l’argentino ha una chance grande così da cogliere per prendersi la Juve, come finora non è mai riuscito a fare. La squalifica di Locatelli, infatti, spalanca di nuovo le porte al campione del mondo che sarà per forza titolare in regìa domani sera. L’obiettivo è chiaro: convincere gli scettici e trasformare i fischi in applausi. In definitiva manca soltanto lui all’appello, dopo che Di Maria, rigenerato dalla vittoria in Qatar, è tornato Di Maria. Il vero Paredes, al contrario, non si è ancora visto; neppure la vittoria con la Seleccion ha causato quella scintilla tale da consentirgli di svoltare anche nel club. Finora la sua prima stagione italiana è stata deludente, tra errori tecnici e leggerezze impensabili, atteggiamenti non proprio adeguati, stop & go per infortuni e incomprensioni. I tifosi bianconeri l’hanno presto messo nel mirino, prima accusandolo di pensare più al Mondiale che alla Juve e poi, nell’ultimo periodo, passando direttamente ai fischi. Max Allegri, che l’ha espressamente voluto per alzare il livello qualitativo del gioco, ha difeso Leandro a spada tratta, rimproverando al pubblico di contestare l’argentino (e non solo) per partito preso. Si sono uditi fischi al solo ingresso in campo del giocatore o all’annuncio delle formazioni. Il rovescio della medaglia racconta però di come lo stesso allenatore e tutto l’ambiente si aspettassero un rendimento decisamente differente da parte di Paredes. Le aspettative dell’estate erano infatti altre: era convinzione comune che con l’ex Paris Saint-Germain la Juve potesse davvero risolvere l’annoso problema del regista e compiere il salto di qualità.
Di Maria, prima il mondo e poi l’Europa: la Juve ci crede
Segnale
Così non è stato perché, alla lunga, le gerarchie sono rimaste quelle di prima, con Locatelli tornato punto fermo inamovibile davanti alla difesa, pur non nascendo uomo di regìa, e con Leandro a osservare dalla panchina. Il riassunto statistico dice: 22 presenze, 11 delle quali da titolare, ma solo cinque partite disputate per intero (1.049 minuti in tutto), zero gol, un assist e diversi passaggi a vuoto. Come le sostituzioni all’intervallo con Maccabi Haifa, Monza e Spezia. Ora tocca a lui dare un segnale, anche se il futuro appare segnato e senza tinte bianconere. L’obbligo di riscatto è decaduto con l’eliminazione dalla Champions e il destino più verosimile al momento è il ritorno al Psg. Insomma, nel derby o (forse) mai più.