Inchiesta Juve, ultime novità: la richiesta di Chiné e l’indiscrezione sul secondo processo

La Procura della Figc chiede una proroga: si va verso un secondo processo sportivo
Giorgio Marota
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Le storie s’intrecciano e il puzzle finirà per completarsi presumibilmente intorno a Pasqua. Nei giorni in cui la Juve conoscerà il proprio destino sul -15, con l’udienza al Collegio di Garanzia prevista per i primi giorni di aprile, si capirà anche la gravità degli altri due filoni aperti, la “manovra stipendi” e le “partnership opache”. Un nuovo processo è dietro l’angolo, ma il deferimento non è ancora stato scritto. Dopo aver chiesto una proroga di 40 giorni (scadevano ieri), il procuratore federale Chiné ne ha chiesti altri 20. Il motivo? Avere il tempo per visionare altre mille pagine depositate dalla procura di Torino, in aggiunta alle 14 mila dell’inchiesta Prisma. Dentro a questo ulteriore faldone ci sono le audizioni recenti, inclusa quella di Dybala sulla seconda manovra stipendi. Le indagini potrebbero concludersi - a proposito di coincidenze temporali che non convincono i maliziosi - una volta conosciuta la sentenza del Collegio sulle plusvalenze (resta o no il -15?) e soprattutto dopo l’udienza preliminare del 27 marzo davanti al Gup, che deciderà sui rinvii a giudizio.

Nota

Gli 007 federali stanno cercando di capire quanto i calciatori fossero consapevoli della strategia societaria (rischiano squalifiche) e se, come sospettano, la Juve ha portato avanti la riduzione degli stipendi contestualmente ai nuovi aumenti, facendo firmare ai tesserati le carte tutte insieme ma depositando i nuovi accordi con mesi di ritardo. Ci sono poi le “side letter” (le scritture private) che hanno portato la procura di Torino nei giorni scorsi a trasmettere gli atti dell’inchiesta ai colleghi di Bergamo, Bologna, Cagliari, Genova, Modena e Udine. Tornando invece alle plusvalenze, la Figc non si costituirà al Collegio. La decisione si inserisce nel solco di diversi precedenti e va in direzione contraria rispetto ad esempio al “caso tamponi” della Lazio; in quella circostanza però si trattava di una violazione regolamentare ben specifica, legata al protocollo anti-Covid. La stessa Figc intenderebbe invece ricorrere al Consiglio di Stato dopo la sentenza del Tar che ha imposto alla Covisoc la consegna della “nota 10940” (una comunicazione tra procura e Covisoc) ai legali bianconeri. Un documento che secondo la difesa potrebbe invalidare l’intero processo per un vizio procedurale. Questo è uno dei 9 punti del ricorso juventino. La Figc denuncia la disapplicazione della pregiudiziale sportiva, visto che si è andati dal giudice amministrativo senza passare dai primi tre gradi.


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