Chi pensa che la Juve resterà fuori dall’Europa dovrà aspettare ancora qualche mese e avere davvero molta pazienza perché la vittoria contro la Samp, seppure sofferta, ha spinto la squadra bianconera a soli quattro punti dall’Atalanta, che dopo il 2-0 all’Olimpico contro la Lazio è andata in caduta libera. Ovvio che parliamo soltanto di vicende di campo, per le quali oggi Allegri sarebbe secondo, a quota 53, con un posto in Champions tra le mani. Adesso, invece, si batte per il quinto o sesto posto con la speranza che si aprano nuovi spiragli anche per il quarto. D’altronde, se l’Inter va a intermittenza, se la Roma non trova continuità, se il Milan non è più da scudetto e se Sarri sta diventando prigioniero di una rosa poco competitiva quando deve pescare in panchina, perché questa Juve non dovrebbe pensare in grande, in attesa che i tribunali prendano eventuali decisioni, positive o negative che siano? Contro la Samp non si è vista la miglior versione dell’anno, perché è inaccettabile che sul 2-0 la squadra possa sciogliersi così facilmente da subire due gol in pochi minuti contro l’ultima in classifica, poi però ha ritrovato la forza e la lucidità di rialzarsi anche grazie alla vitalità che hanno portato Cuadrado e Locatelli entrando al posto di Bonucci e Barrenechea, titolare in avvio con Fagioli e Miretti.
Se Vlahovic non avesse sbagliato un altro rigore, la Juve avrebbe chiuso la contesa molto prima di un finale dove l’apprensione collettiva era abbastanza visibile prima del 4-2 del baby Soulé. La notte dello Stadium, comunque, non ha aperto soltanto la riflessione sulle possibilità molto evidenti di una clamorosa qualificazione europea nonostante i 15 punti di penalizzazione, ma anche quella sul futuro di Paul Pogba. Ancora una volta, alla vigilia del possibile debutto dall’inizio, il francese si è arreso per un problema muscolare. Il suo calvario è destinato a prolungarsi chissà fino a quando e sia il club che lo stesso Allegri dovranno porsi il problema su cosa fare in vista della prossima stagione. Max su Pogba e Di Maria aveva puntato forte in estate per vincere il campionato, come su Chiesa, reduce dall’operazione ai legamenti del ginocchio: l’argentino si è messo a giocare solo dopo aver vinto il Mondiale e potrebbe essere confermato, Federico si batte come un leone tra una ricaduta e l’altra dimostrando un attaccamento alla maglia indiscutibile, il francese invece non ha fatto niente per guadagnarsi la stima di chi lo aveva invocato e tantomeno la permanenza a Torino.
Alla vigilia della gara con il Friburgo, Paul si era presentato in ritardo scatenando la rabbia di Allegri, a Natale era andato a sciare nonostante i problemi fisici, ieri si è fermato dopo aver calciato qualche punizione durante la rifinitura: un anno buttato ma soprattutto un anno in cui non ha dimostrato alcuna riconoscenza nei confronti della Juve, che lo aveva ripreso a costo zero investendo circa 60 milioni lordi sul suo contratto, oltre alle spese per le commissioni elevatissime. Una cifra complessiva enorme, che non ha fruttato alcun risultato sportivo. Anzi, se vogliamo dire la verità questo Pogba è stato un vero peso per la squadra e per lo stesso Allegri, costretto a ridisegnare più volte il suo piano tecnico e tattico. Ovvio che il pensiero più logico sia quello di liberarsi del francese a fine stagione, perché nella sera in cui un altro giovane come Soulé lancia segnali importanti segnando il suo primo gol in serie A, come si può continuare a investire così tanti soldi su un campione che non è più neanche in grado di fare la differenza dal punto di vista comportamentale? Il problema successivo, in caso di divorzio, sarà quello di trovare un amatore disposto a comprare un Pogba del genere.