TORINO - Certi amori durano per sempre, mentre alcuni divorzi possono consumarsi anche in dieci minuti. Tanto è durato, venerdì nel bunker della Continassa, il colloquio tra l’amministratore delegato della Juve e l’allenatore. Scanavino e Allegri non avevano altro da dirsi se non scambiarsi qualche freddo convenevole. I motivi dell’addio voluto dal club erano già scritti all’interno di una lettera, che un avvocato ha consegnato a Max, contenente una sospensione cautelativa e cinque diverse motivazioni/contestazioni: dalle reazioni contro gli arbitri nel finale di Atalanta-Juve al danneggiamento dell’attrezzatura fotografica di Lapresse rientrando negli spogliatoi, dalla lite con il direttore di Tuttosport, risolta poi con una stretta di mano il giorno dopo, alle urla nei confronti degli addetti alla sicurezza (ricostruzione contestata da Max), fino alla discussione con Giuntoli, proseguita sul pullman che ha riportato la squadra in albergo dopo la finale.
Juve-Allegri, la parte legale
La Juve ha trattato Allegri come un dipendente da allontanare e non come un allenatore con la quale ha condiviso 8 anni insieme: a comunicargli l’esonero ci ha pensato l’ad, cioè il legale rappresentante del club, e non il direttore tecnico Giuntoli. E non è soltanto una scelta estetica: l’intera procedura dell’esonero è stata eseguita in “legalese”, cioè compiendo ogni passo con attenzione ai termini giuslavoristici. Allegri, che ha trascorso la giornata di ieri a Milano con degli amici di Livorno ed è stato avvistato al Ribot, locale con ambiente a tema ippico (a proposito: oggi la sua cavalla Estrosa gareggerà a Roma), ha tempo fino a mercoledì per contestare i cinque punti. Poi comincerà un’altra partita, ancora indecifrabile.
Il silenzio e l'amore dei suoi ex giocatori
Di sicuro non c’è stato alcun tentativo di transazione, né alcuna mossa della proprietà volta a trovare un accordo sullo stipendio che resta da pagare, cioè 7 milioni netti fino al 2025. Ieri è circolata una ricostruzione fantasiosa, secondo la quale Max avrebbe rifiutato una proposta di buonuscita: niente di vero. Dopo il breve confronto con Scanavino c’è stato solo un lungo silenzio, riempito dall’amore - quello che dura e durerà a lungo - di tifosi e calciatori, che hanno inondato i social di ricordi e ringraziamenti per il tecnico. «Come ci hai sempre detto, poche parole: grazie mister!» ha scritto Fagioli. «Sarai ricordato come uno dei più vincenti. Meritavi un addio diverso», l’au revoir accorato di Rabiot. Particolarmente sentito anche il post di Vlahovic, che ha pubblicato la foto di un abbraccio con il tecnico: «Mi hai accolto da ragazzo e mi hai aiutato a diventare uomo»; dedica estesa anche al vice Landucci e a Trombetta, Dolcetti e Folletti, gli altri componenti dello staff. Il Danilo-pensiero ha reso evidente ciò che molti sostengono da tempo: Allegri ha guidato una Juve in tempesta - l’addio di Ronaldo, le inchieste, le penalizzazioni, i casi scommesse e doping, il mercato fermo - conducendo la nave in porto con un trofeo. «Le difficoltà ci permettono anche di vedere di che pasta è fatta ogni persona - la riflessione del capitano - I momenti di difficoltà negli ultimi tre anni sono stati immensi, e tu e tutto il tuo staff non avevte mollato e non ci avete permesso di smettere di lottare nemmeno per un giorno. Questa lezione rimarrà con noi per sempre e per la vita». «È stato un percorso pieno di ostacoli e di sfide - ha confermato Bremer - un percorso che ci ha reso più forti e ci ha fatto alzare un trofeo. È stato un piacere, mister». Altrettanto emozionante il saluto di Locatelli: «Mi hai fatto capire cosa significa indossare questa maglia e rappresentare questa gloriosa società». Anche chi ha giocato meno ha celebrato l’uomo: «Grazie per tutto, coach!» il post di Milik con uno scatto in cui l’allenatore solleva al cielo la Coppa Italia. Max ha letto tutto con emozione e gratitudine e, a proposito di mare mosso, per una volta ha lasciato che un’onda lo travolgesse: questa era d’affetto.