TORINO - Tre gol al Psv, altri tre al Genoa interrompendo il digiuno in Serie A, ma la trasferta di Lipsia segna il confine per delimitare prospettive e spessore della nuova Juve. "La strada è giusta" ha osservato Thiago Motta anche quando pareggiava 0-0. I progressi si vedono, la solidità è confermata, ora servirebbe un colpo in Champions per entrare in una dimensione superiore. Esame vero alla Red Bull Arena, assai più significativo rispetto al debutto dell’Allianz con i campioni d’Olanda. I tedeschi orientali, per sei anni di fila tra le prime quattro in Bundesliga, erano in prima fascia al sorteggio di Montecarlo: settima partecipazione in Champions, le ultime sei consecutive e superando quattro volte su cinque il girone. Nella stagione passata si arresero solo al Real Madrid agli ottavi, tenendo in bilico il risultato (0-1 all’andata in casa, 1-1 al ritorno) sino all’ultimo minuto al Bernabeu.
Qualità
Marco Rose (ex Salisburgo, Moenchengladbach e Dortmund) propone un calcio verticale, ad altissima intensità. Hanno perso Dani Olmo, ceduto al Barcellona, e per infortunio Schlager, regista della nazionale austriaca, ma è arrivato Nusa dal Bruges e gli altri gioielli di casa continuano a crescere: non c’è solo Sesko, il formidabile cigno sloveno, da tenere d’occhio. Xavi Simons e Openda sono pericolosissimi. Servirà una grande Juve per reggere l’urto. Kalulu, Bremer e Gatti dovranno alzare il muro davanti a Di Gregorio, ma i bianconeri troveranno lo spazio per colpire in campo aperto, come dimostrano il precedente di Atletico Madrid-Lipsia (rimonta firmata da Griezmann e Gimenez) e le immagini del campionato tedesco. Sono fragili nel gioco aereo, a volte perdono la linea difensiva. Rose sinora ha alternato il 3-4-2-1 al 4-3-3, gli piace attaccare, anche se nelle ultime tre giornate di Bundesliga non ha preso gol. La Juve ha vinto a Verona, ha pareggiato a Empoli, si è imposta a Marassi. Arbitrerà il francese Letexier, tra i migliori fischietti in Europa, a cui è toccata la finale di Berlino tra Spagna e Inghilterra.
La serie nera in Champions
Senza tornare al 3-1 di Dortmund con Lippi in panchina e il gol del debuttante Del Piero nel settembre 1995, i precedenti in Germania sono favorevoli. Chiello, oggi ambasciatore bianconero, ricorderà il 4-2 incassato ai supplementari con il Bayern (ottavi 2016), ma è l’unico ko nell’arco delle 10 partite più recenti con i tedeschi, di cui la Signora ha vinto le ultime quattro (due con il Bayer Leverkusen in Champions nel 2019/20 e due con il Friburgo in Europa League nel 2022/23). Un altro dato invece testimonia il livello e il blasone da recuperare. Pesano un anno senza Europa e la brutta figura nel torneo del 2022/23. La Juve non vince fuori casa in Champions da tre anni tondi. Va spezzata la serie nera. L’ultimo successo risale al 20 ottobre 2021, 1-0 con lo Zenit a San Pietroburgo, gol di Kulusevski. Gli unici superstiti sono Locatelli, McKennie e Danilo. Da allora quattro sconfitte in cinque trasferte: 0-4 a Stamford Bridge con il Chelsea, 1-1 con il Villarreal in Spagna (gol di Vlahovic, appena arrivato da Firenze), 1-2 al Parco dei Principi con il Psg, 0-2 a Tel Aviv con il Maccabi Haifa e 3-4 a Lisbona con il Benfica. Dal declino di Allegri, due volte finalista (2015 e 2017) di Champions, al rinascimento di Thiago Motta, ancora alla ricerca della formula giusta. Serviranno le connessioni e un Dusan incisivo come a Marassi. I gol si contano nel totale e si pesano nelle partite decisive.