TORINO - Thiago Motta si è messo davanti alla squadra, evitando processi. «La responsabilità è mia». Un modo solo per intervenire: togliere tensione, alleggerire il clima, spostando il focus su San Siro. Il segnale era arrivato subito e in diretta televisiva, neppure dieci minuti dopo il ko con lo Stoccarda. «Bisogna digerire in fretta. Una notte, un giorno, poi penseremo a giocare una grande partita contro l’Inter». I bianconeri si sono ritrovati a cena al J-hotel: squadra, staff tecnico e il direttore Giuntoli. Ai giocatori è stata comunicata la decisione che il tecnico aveva già in mente quando era appena iniziato il giro interviste. Ieri niente allenamento. Un giorno libero e di vacanza per riposare, stare in famiglia, staccare dal punto di vista mentale. Si fa così per rigenerare in fretta le energie nervose e “digerire” l’incidente di percorso capitato in Champions.
Juve, Thiago Motta allontana la tensione
Non è la prima volta, non è l’unico allenatore a curare l’aspetto psicologico. A volte serve più di un allenamento. Lo fa spesso Simone Inzaghi. Un’abitudine ereditata da Eriksson, che una volta decise di restare in costiera dopo una brutta sconfitta della Lazio a Salerno. Altri tempi. Martedì sera non era prevista la cena post-partita della Juve, ma è diventata un’occasione utile per ritrovarsi con serenità, allentare la tensione e prolungare di un paio d’ore il ritiro, chiudendo il capitolo tedesco su cui Motta, è evidente, avrà ragionato con lo staff anche ieri, cominciando a preparare la partita con l’Inter. Il tecnico e Giuntoli hanno accarezzato la Signora. Non era previsto neppure il giorno libero. Ieri la Juve si sarebbe dovuta allenare. I momenti delicati vanno affrontati con delicatezza. Infortuni, assenze pesanti, l’inserimento ritardato dei nuovi acquisti, l’età media di una squadra giovanissima, senza esperienza. Diversi fattori concorrono all’analisi. A cena è stato siglato un patto verso l’Inter, poi tutti liberi e appuntamento rinviato ad oggi. I bianconeri vogliono rialzarsi a San Siro. Per la prima volta, dall’inizio della stagione, sono stati messi sotto, senza riuscire a comandare la partita. Hanno sofferto i tedeschi oltre ogni previsione. Partite così possono intaccare l’autostima. A Lipsia, invece, sembrava essere nata un’altra Juve. Quella notte si era rotto il ginocchio Bremer, un insostituibile. Nico Gonzalez si era stirato e Koopmeiners si era incrinato una costola, infortunio emerso con chiarezza a qualche giorno di distanza. La battaglia in Germania ha prodotto guasti non ancora riparati e che la Juve, in questo momento di costruzione, fatica a sopportare.
Juve, i dubbi sulla formazione contro l’Inter
Ieri dalla Continassa filtrava pessimismo per l’olandese, su cui nessuno si è ancora sbilanciato. Anche Thiago martedì non ha risposto. Il recupero dell’ex Atalanta viene considerato ai confini dell’impossibile. Si può lasciare un margine di dubbio, forse votato alla pretattica. La ripresa dei lavori chiuderà l’argomento. Douglas Luiz è già fuori. Gli accertamenti hanno escluso lesioni, ma dovrà fermarsi qualche giorno. Niente derby d’Italia. Motta ha gli uomini contati. Su quattro centrocampisti (Fagioli, Locatelli, McKennie e Thuram) ne sceglierà tre. È scontato il ritorno di Cambiaso, un po’ meno la posizione: non ci stupiremmo se giocasse alto a destra con uno tra Conceiçao e Yildiz in panchina. Il vero rebus è in difesa. Sorprendente l’ingresso di Rouhi e non Gatti dopo il rosso di Danilo. Thiago deve scegliere il centrale da affiancare a Kalulu.