Dagli epurati estivi agli infortunati autunnali, la Juve fin qui non ha trovato pace. E neppure una formazione tipo: Thiago l’ha cambiata e stravolta, ridisegnata e poi ancora modificata, e non soltanto per l’esigenza di gestire i carichi di lavoro negli impegni ravvicinati. A parte Pinsoglio, il terzo portiere, Arthur che è in lista Champions pur rimanendo ai margini del progetto, e lo squalificato Pogba, a tutti i calciatori è stata offerta l’opportunità di mettersi in mostra; il tutto dentro una rivoluzione delle gerarchie cominciata a luglio con l’allontanamento di alcuni big (Chiesa e Szczesny su tutti) e proseguita senza tenere conto dei gradi acquisiti, come dimostra la retrocessione di capitan Danilo a riserva di lusso. Sarà una Juve ancora sperimentale quella che domenica farà visita ai campioni d’Italia dell’Inter. Nei primi due mesi di stagione Motta ha confermato soltanto una volta l’undici schierato nella partita precedente: gasato dallo 0-3 di Verona alla 2ª giornata, la settimana successiva ha schierato lo stesso assetto contro la Roma (0-0). E se la ventata di novità del quarto turno, a Empoli, era forse spiegabile con la volontà di inserire i nuovi - Kalulu, Douglas Luiz, Nico Gonzalez e Koopmeiners, più Perin - dalla partita successiva, l’esordio in Champions col Psv, Thiago ha sperimentato di continuo. Per l’esordio in Champions ha riproposto Di Gregorio tra i pali e ha dato la prima chance (ripagata) a McKennie. Nella partita successiva contro il Napoli ha rimesso Savona, con Kalulu spostato al centro insieme a Bremer per sopperire all’assenza di Gatti. A quel punto, c’era una settimana di tempo per preprarare Genoa-Juve. Conferme? Giusto 7, con quattro novità: Perin, Danilo, Fagioli e Rouhi al debutto da titolare. A Marassi era rimasto fuori Cambiaso, tornato negli undici di Lipsia. Tre giorni dopo, contro il Cagliari, si sono rivisti Locatelli e Thuram, e con loro i redivivi Conceiçao e Mbangula, oltre a Gatti. E Yildiz? Fuori dall’inizio con i sardi, è tornato con la Lazio, insieme a Cabal, e Douglas Luiz. Juve-Stoccarda è stata, infine, l’opportunità per rivedere di nuovo Danilo, McKennie, Fagioli e Conceiçao, quest’ultimo squalificato contro i biancocelesti.
Juve, le tattiche
A conti fatti, l’italo-brasiliano ha schierato 10 formazioni diverse in 11 match. Idee, schemi, posizioni: Thiago ha sperimentato, trovando parecchie “mottate” (le famose scelte giuste, come i giovani lanciati nei momenti più opportuni) e testando pure un paio di moduli, il 4-1-4-1 e il 4-2-3-1. Ha giocato con il trequartista puro (prima Yildiz, poi Koop) e anche con uno o più centrocampisti incaricati di inserirsi in attacco, come avvenuto ad esempio contro la Lazio, quando Locatelli ha agito davanti alla difesa e Thuram e Douglas Luiz erano più avanzati. Gli infortuni, dicevamo, hanno avuto un certo peso: in Serie A la Juventus ha avuto 27 indisponibili, più altri 9 forfait nei tre match di Champions. Il recordman di assenze è Milik, mai arruolabile a causa della doppia operazione al ginocchio. Non a caso, Vlahovic è stato l’unico sempre titolare - 11 su 11 - e gli è capitato persino di lasciare il posto a Weah e Adzic, che fanno un mestiere diverso dal suo. Quelle, più che intuizioni, sono sembrate operazioni per preservare un patrimonio: Thiago, soprattutto in questa fase, non può permettersi di perdere anche Dusan.