Juve, è avvilente trattare Danilo come una zavorra

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Cristiano Gatti
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La Juve va capita: sta andando talmente forte, è talmente lanciata, che liberarsi della zavorra di Danilo diventa inevitabile. E difatti: a poche ore dalla Supercoppa d’Arabia, Danilo resta giù. Cioè scartato una volta per tutte. Il modo? Inutile cercarlo sul Galateo di monsignor Della Casa: è un altro stile. E’ il nuovo che avanza, tutto sta a capire se sta venendo avanti o se invece non vada inteso come un nuovo di cui nessuno sa già più cosa farsene. Resta quest’ultima pagina, di per sé triste e avvilente: un campione rimasto cinque anni a Torino nel modo più serio e rispettabile, un sobrio campione casa-bottega, si ritrova i bagagli a terra e guarda da lontano il decollo dell’aereo verso Riyad, senza che nessuno gli faccia nemmeno ciao con la manina. Gli negano anche la suggestione dell’ultima sfida. E quando l’aereo farà ritorno, con gli inizi del nuovo anno, lui sarà cortesemente (da quelle parti sono sempre cortesi) pregato di girare alla larga, di allenarsi in proprio, di trovarsi una squadra (sì, magari il Napoli, che sarebbe una signora consolazione). Amen.
Tanti auguri Danilo. E felice anno nuovo. Dopo tutto non sarà difficile inventarsene uno più felice di questo, almeno della sua seconda parte. Viene da pensare che non ci si sia più posto per giocatori così. Anche oggettivamente forti, diciamolo ancora, perché bisognerebbe proprio trovarlo il genio che definisca Danilo bollito. Ma per Motta e la Juve di Motta, evidentemente, è così. Evidentemente, nella squadra stellare che ancora non c’è, Danilo risulta un fastidioso impedimento. Si leggerebbe sull’Adani, il manuale mai scritto del calcio radical-chic, che il profilo non rientra nel progetto. E tanti saluti alla gratitudine, al rispetto, alla dignità: tutto questo neanche a parlarne, è solo ciarpame che intralcia, inutile perdita di tempo per chi non ha tempo da perdere. La Juve sta lottando duramente per un posto in Conference League, può preoccuparsi di Danilo?
Mille volte un allenatore si stanca di un giocatore, mille squadre non trovano più l’accordo con il capitano-bandiera. Ma tra i mille modi per dirsi addio, questo sembra il milleunesimo: sa di acido, ha un fondo di metallo, lascia la bocca legata. Forse la Juve merita un difensore molto più forte di Danilo, magari ne ha già (?), ma certo Danilo meritava un’uscita migliore. Nel momento, nei modi. Se poi è questo il nuovo stile, bisognerà farsene una ragione. Il progetto (dall’Adani) prevede carta bianca e mani libere all’architetto, senza se e senza condizionamenti, dunque anche la rottamazione di Danilo entra nel pacchetto Motta come tutte le altre scelte molto nette e molto decise (a proposito, Kean manda i suoi saluti). Magari, forse, chissà, a giugno staremo qui a dire che Motta non ne ha sbagliata una, dall’alto dei suoi trofei. Magari. Al momento, senza portarsi troppo avanti, la Juve rimane così com’è ormai da parecchio tempo: perennemente immersa in una vigilia, la vigilia della festa che non arriva mai. E’ sempre lunedì.


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