Kolo Muani e Vlahovic: c’è un solo re per la Juve 

L'arrivo del nuovo attaccante dal Psg cambia le gerarchie nella prima linea bianconera: possono giocare insieme, ma gli equilibri richiedono un sacrificio
Kolo Muani e Vlahovic: c’è un solo re per la Juve © LAPRESSE
Giorgio Marota
4 min

Un collo, anzi un Kolo, di bottiglia. È una strettoia tattica quella in cui oggi si ritrova la Juve, proprio nel momento in cui scopre il piacere dell’abbondanza. Sorgono almeno due domande dopo il fenomenale impatto di Randal Kolo Muani sul pianeta bianconero: la squadra può reggere il peso del doppio centravanti o lì davanti c’è posto per un solo re? E soprattutto, Motta è intenzionato a stravolgere assetto e filosofia di gioco per fare in modo che lui e Dusan Vlahovic possano davvero coesistere? In entrambi i casi, la riposta più plausibile è quella negativa. Si parte però da una certezza: ogni allenatore preferisce avere il problema di scegliere, piuttosto che l’obbligo di far giocare sempre gli stessi per mancanza di alternative. Dopo cinque mesi con una sola punta per il lungo infortunio di Milik (il suo rientro era previsto prima a novembre e poi a metà dicembre), Thiago può scegliere la formazione con più serenità. 

Pro e contro

Sulla carta, Kolo Muani e Vlahovic potrebbero convivere pacificamente: tecnicamente, tatticamente e idealmente sono, infatti, due calciatori complementari. Entrambi tecnici, tutti e due bravi a puntare la porta e a occupare l’area, il francese più esplosivo e il serbo più fisico. Il campionato, dopotutto, pare aver riscoperto il piacere della doppia punta: Lautaro e Thuram nell’Inter, Dia e Castellanos nella Lazio, Retegui e Lookman nell’Atalanta sono tre esempi di tandem che funzionano. Il passaggio al 4-4-2, però, porterebbe la Juve a sconfessare gran parte del mercato estivo concentrato sulle ali. Kolo e Vlahovic insieme avrebbero bisogno di due esterni di protezione come Cambiaso e Weah, più che di funanmboli votati all’attacco come Yildiz, Nico Gonzalez e Conceiçao. Rivedere il 4-2-3-1, insomma, oggi non sembra un’opzione percorribile. Col doppio nove, o dirottando il francese sull’esterno come negli ultimi 25’ di Juve-Empoli, due esterni su tre sarebbero poi destinati alla panchina. Viceversa, con un imponente dispiegamento di forze lì davanti - Vlahovic, Kolo, Yildiz e magari pure Conceiçao tutti in campo - la fase difensiva risulterebbe indebolita. Thiago non lo consentirebbe, anche se contro i toscani domenica ha potuto apprezzare l’enorme potenziale di cui dispone finalmente la squadra. E qualche pensierino alla rivoluzione offensiva, sotto sotto, l’ha anche fatto. 

Il futuro

La Juventus dovrà giocare certamente altre 18 gare nei prossimi mesi, con la possibilità di raggiungere quota 28. I cambi, quindi, saranno linfa vitale. Ma la sensazione diffusa è che l’eventuale “partita della vita” Motta la giocherebbe con Kolo Muani dall’inizio, nonostante il centravanti della nazionale francese sia un calciatore di proprietà del Psg mentre Vlahovic rappresenti un patrimonio della Signora. A giugno Giuntoli potrebbe aprire una trattativa con i parigini per acquistare Kolo, magari proponendo un prestito per un’ulteriore stagione con obbligo di riscatto, ma in quelle stesse settimane dovrà risolvere una volta per tutte il nodo Dusan. Il classe 2000 è diventato quest’anno il calciatore più pagato della Serie A (23 milioni lordi annui) e il suo entourage non sembra intenzionato a valutare un ridimensionamento dell’accordo che scade nel 2026. L’unica alternativa al muro contro muro è la cessione. Soldi che potrebbero finanziare l’operazione Kolo Muani. 


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