TORINO - Ok, il nuovo Koop è giusto. Ritrovato, in fiducia, rilanciato dal nuovo allenatore e dal gol al Lecce, Teun è tornato a sorridere. Scusate il ritardo, verrebbe da dire, dopo lunghi mesi di basso profilo e difficoltà. Adesso la musica sembra davvero cambiata e l’olandese può diventare un attore protagonista nel rush finale che deve portare la Juve in Champions. La rete di sabato scorso è il segno che il sereno è di nuovo di casa dopo una stagione più di ombre che di luci ma siccome non è mai troppo tardi per sbloccarsi, ecco che può iniziare una nuova storia, differente e di successo. D’altra parte, non poteva essere il vero Koopmeiners quello visto finora, lontano parente del RoboKoop in maglia nerazzurra dell’Atalanta, capace di guidare la Dea a toccare il cielo con l’Europa League e di collezionare 15 gol e 7 assist nella scorsa stagione. «Va recuperato» aveva sintetizzato Tudor appena sbarcato alla Continassa e la promessa è stata mantenuta nello spazio di un paio di settimane. L’olandese era stato l’unico infatti a non beneficiare della scossa elettrica portata dal cambio di panchina, ancora sotto tono e incapace di svoltare contro il Genoa, nel match d’esordio del nuovo tecnico.
Il recupero atletico di Koop
Tudor però non ha perso la speranza, anzi: "È un giocatore forte e va recuperato con il lavoro". Detto, fatto: immediatamente è stato varato un programma mirato a far recuperare la migliore condizione fisica, in termini di forza e brillantezza. Così Teun a Roma è partito dalla panchina, entrando a gara in corso, mentre con il Lecce è tornato titolare. E sabato sera ha impiegato soltanto 97 secondi per sfruttare la nuova chance da titolare che ha avuto a disposizione. Un inserimento nell’area pugliese come ai bei tempi atalantini, l’assist di Vlahovic, il diagonale del vantaggio e lo Stadium di nuovo a coprirlo di applausi e non più di fischi. È stata la quarta rete sulle quattro realizzate in stagione che è arrivata allo Stadium (tre in campionato e una in Coppa Italia). "Gli serviva tanto un gol - ha sottolineato Tudor-, la gamba la vedo diversa da prima, così come la testa".
Il ruolo di Teun
Koop è apparso rigenerato, insomma, nel fisico e nella mente, più sereno, più in fiducia, più brillante, come dimostrato dal dato sulla velocità di punta toccata contro il Lecce, 27,863 chilometri orari, il più alto tra i ventidue in campo. E, particolare tutt’altro che secondario, più nel vivo del gioco. Con Thiago Motta, che pure l’aveva sempre impiegato anche nei momenti più bui, restava un nodo irrisolto, la posizione in campo. L’ex tecnico bianconero le aveva provate proprio tutte ma non era mai riuscito a trovare la sua collocazione tattica ideale. Il vestito della Signora partiva dal 4-2-3-1 e mutava, a seconda delle esigenze, in 4-1-4-1 o in 4-3-3 e Teun è stato schierato come trequartista, centrocampista davanti alla difesa, mezzala e, in emergenza, pure da finto centravanti ma sempre senza risultati soddisfacenti. Adesso Tudor ha puntato sul 3-4-2-1 di matrice gasperiniana e ha trovato posto per Koopmeiners sulla trequarti, accanto a Yildiz, alle spalle di Vlahovic. La gara con il Lecce ha riportato il sorriso e aperto a nuove prospettive: da Parma, acciacco al tendine d’Achille permettendo, è attesa la conferma. C’è un posto in Champions da agguantare, c’è bisogno del vero Koop.