Juve, il caso Vlahovic condiziona tutto: per Tudor è caos in attacco
Parlando di calcio, non di bilancio e di ammortamenti, Vlahovic sarebbe il centravanti preferito di Tudor al contrario di quanto accadeva con Thiago Motta, ma la Juve lo voleva vendere, ci ha creduto sino al 31 agosto, fa ancora i conti su quanto pesi il suo stipendio lordo sino al prossimo giugno e ha investito tanti altri soldi su David e Openda. Come diceva un carissimo amico, in due sono pochi ma in tre sono troppi e il campo va in un’altra direzione. Non c’è un titolare dichiarato. Perché l’allenatore, come dimostrano le ultime partite dei bianconeri, dovrà fare le acrobazie ogni volta per scegliere nel modo giusto, miscelando il turnover. Se il centravanti designato segna, diventa un mago o l’ottimizzatore delle risorse. Se invece stecca e la Signora non vince, rischia (suo malgrado) di passare per fesso. È la strada scivolosa imboccata dal croato, forse l’unica possibile. Un gioco rischioso delle tre carte. Deve indovinare, ogni volta, quella buona (Vlahovic, Openda o David) in base al copione della partita. Mica facile.
I dubbi in attacco
Avreste mai immaginato, ad esempio, che per una mezz’ora abbondante la Juve non facesse uscire la Dea dalla propria area? Forse no, magari Tudor pensava che l’Atalanta concedesse gli spazi per liberare la progressione di Openda e invece Juric si è chiuso a tripla mandata. Vlahovic, titolare a Verona, ha assistito dalla panchina al momento migliore della Juve. Neppure si può pretendere che decida tutte le volte in cui entra. Diciamo la verità: se avesse a suo tempo rinnovato il contratto, oggi sarebbe il 9 della Juve e si fermerebbe per turnover il minimo indispensabile. Tudor, invece, deve gestire l’imbarazzo della scelta. Da una parte valorizzare e favorire l’inserimento dei due nuovi attaccanti è un obbligo, dall’altra non si può rinunciare al peso di Dusan, tuttora a libro paga.
L'assortimento in attacco
I numeri, nudi e crudi, raccontano 4 gol in 6 presenze, uno ogni 57 minuti, restando a digiuno nelle uniche due partite in cui Vlahovic è entrato nel blocco dei titolari. David invece si è fermato dopo il tocco d’astuzia che, all’alba del campionato, gli aveva permesso di festeggiare l’esordio allo Stadium contro il Parma. Il canadese non ha il fisico di Dusan, ma sa posizionarsi in area di rigore, anche se nel Lilla sapeva mordere partendo da lontano. Non è un’ala: o gioca davanti oppure a ridosso della prima punta. Cinque presenze, tre da titolare, 90’ in panchina con la Dea, potrebbe tornare dall’inizio con il Villarreal, ma è solo una sensazione. Openda, invece, è una punta di movimento. Nel Lipsia, come nel Belgio, ha giocato spesso da attaccante esterno o da seconda punta. Ha bisogno di aria e di campo, come sa benissimo Tudor, forse anche come alternativa offensiva di Yildiz, tuttora senza un vice designato. Ecco l’altro paradosso del tridente bianconero. La Juve ha due giocatori sulla fascia destra (Conceiçao e Zhegrova), tre al centro (Vlahovic, David, Openda) e solo uno (Yildiz) a sinistra, dove sgorga il gioco. Se il turco si spegne...