Juve, Tudor sembra Thiago Motta: il dato sulla media punti

La tendenza a pareggiare e i fischi dello Stadium arrivati con largo anticipo rispetto allo scorso anno
Fabrizio Patania
5 min

Si chiama Igor, equivale a Thiago, stessa sindrome di “pareggite”. È la Juve di Tudor, medesimi fischi dello Stadium. Un segnale chiaro e l’insofferenza del popolo bianconero, rispetto alla scorsa stagione, comincia a montare con largo anticipo. Il ritorno di Allegri, in sella al Milan, ha fatto da detonatore. Era scontato e inevitabile, perché la Signora viene da un biennio terrificante di rivoluzioni tecnico-dirigenziali in cui la qualificazione Champions e la partecipazione al Mondiale per Club hanno appena placato e smorzato la crisi. Motta era entrato presto nel vortice, il tecnico croato rischia di imitarlo, anche se la società lo assiste e dentro lo spogliatoio si intuisce una compattezza diversa. 

Il passo indietro della Juve

Discutevano il gioco di Max, considerato difensivista, trascurando i risultati, il processo e la penalizzazione dovuta alle plusvalenze. Due anni dopo la Juve si sta scoprendo più povera, tutta da ricostruire. Il tema dell’allenatore sembra persino superato. L’indice di gradimento tende al ribasso, ma il popolo bianconero è molto più sveglio di quanto si pensi. «Questi siamo, è inutile deprimere o esaltare la Juve. Di più non si può pretendere, avrei messo la firma sul pareggio con il Villarreal» confessava un tifoso bianconero giovedì all’aeroporto di Valencia. Deluso un tassista torinese dopo il pareggio con il Milan. «Discuterei Elkann e la dirigenza». Padre e figlio, sciarpa bianconera, ieri mattina a Porta Nuova: «Siamo scarsi». Il campo lo vedono tutti.

La partenza della Juve: che dicono i numeri?

L’andamento è da copia e incolla nel confronto con il 2024/25, anzi Thiago era persino partito meglio, centrando due vittorie di fila in Champions (con Psv e Lipsia). La media in campionato è la stessa, 2 punti per giornata. Il tecnico italo-brasiliano vinse le prime due (con Como e Verona), infilò tre pareggi (Roma, Empoli, Napoli), prima di rialzarsi a Marassi con il Genoa e battere con fatica il Cagliari allo Stadium in coincidenza della sosta di ottobre. Prendeva meno gol, faticava a innescare Vlahovic. Tudor, dopo i due successi con Parma e Genoa, si è fermato al 4-3 nel derby d’Italia, vinto pescando il jolly di Adzic a tempo scaduto. Da metà settembre cinque pareggi consecutivi, compresa Champions. L’eccesso di aspettative non giova. La Juve è imperfetta, poco equilibrata, non attrezzata per entrare in corsa scudetto con Inter e Napoli. Ora sembra dietro anche alla Roma. Non ha risolto i problemi già emersi nella passata stagione. Mancano qualità e un costruttore di gioco a centrocampo, il reparto su cui la dirigenza non è intervenuta, forse nel tentativo di rivalutare Koopmeiners. Luce spenta, come e più di prima. Douglas Luiz venduto e non sostituito in attesa di Adzic, troppo giovane. Locatelli, Thuram, McKennie hanno altre caratteristiche. I bianconeri, nella terra di mezzo, rischiano di impantanarsi. Le frequenti assenze di Bremer sono difficilmente sopportabili.

Il problema dell'attacco della Juve

Tudor si aggrappa alla fantasia di Yildiz e alle serpentine di Conceiçao per mascherare i difetti di costruzione. Strategia chiara: palla a quei due, segnare e difendere. «È importante non subire, prima o poi un gol lo facciamo» lo slogan del croato. Pragmatismo assoluto, altrimenti non avrebbe sistemato Kalulu a destra. Joao Mario, panchinaro fisso, fa rimpiangere Weah. Nico Gonzalez non gradiva quel ruolo e lo ha preso l’ Atletico Madrid. I precedenti laziali di Tudor (Felipe, Zaccagni, Isaksen) erano illuminanti. Di cambio modulo non si parla, anche se forse alla Juve converrebbe tornare a quattro. Per finire, il paradosso del numero 9. Thiago aveva solo Vlahovic e sino a quando non è arrivato Kolo Muani non sapeva come sostituirlo. David (un fantasma) e Openda faticano a reggerne la concorrenza. Sino a qua ndo Tudor li alternerà? 

 

 


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