Plusvalenze Juve, le coppe europee sono di nuovo a rischio

Entro 15 giorni una nuova udienza: la partita “federale” si chiuderà entro la fine del campionato con una la classifica definitiva
Plusvalenze Juve, le coppe europee sono di nuovo a rischio© ANSA
Giorgio Marota
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ROMA - Il ricorso della Juventus contro la penalizzazione di 15 punti si è infranto come un’onda sugli scogli: 9 motivi su 9 dichiarati infondati, alcuni anche inammissibili. Eppure i tifosi bianconeri possono comunque sperare in uno sconto che terrebbe parzialmente vive le speranze d’alta classifica. È quanto emerge nelle motivazioni del Collegio di Garanzia dello Sport, pubblicate ieri sera a 18 giorni dalla sentenza (annullamento del giudizio della Corte d’Appello con rinvio... di nuovo in Appello) che ha restituito momentaneamente i punti alla squadra di Allegri. Il 20 gennaio il giudice di secondo grado aveva deciso per la stangata e il Collegio ha confermato, dal punto di vista formale e sostanziale, l’intero impianto accusatorio. C’è però una zona d’ombra - almeno così la considera il Collegio presieduto da Gabriella Palmieri Sandulli - ed è relativa alle sanzioni inflitte a Nedved, Vellano, Garimberti, Grazioli Venier, Hughes, Marilungo e Roncaglio, tutti condannati a 8 mesi di inibizione. Per quali colpe? La domanda non avrebbe una risposta certa. E dunque, decisione annullata «affinché la Corte rinnovi la valutazione con particolare riferimento alla determinazione dell’eventuale apporto causale dei singoli amministratori, fornendone adeguata motivazione ed attribuendo un coerente rilievo sanzionatorio». Ecco il jolly che un mese fa sembrava l’ultima carta del mazzo: la Juve ha combattuto per veder riconosciuta la propria innocenza e potrebbe avere una riduzione della pena, limitando i danni, perché sono stati tirati dentro il caso plusvalenze anche dirigenti marginali sotto il profilo delle operazioni sportive contestate.

Consiglieri

La Corte d’Appello dovrà provare l’eventuale colpevolezza dei consiglieri d’amministrazione, «privi di poteri esecutivi perché privi di deleghe e la decisione ne avrebbe dovuto tenere conto». Quindici punti di penalizzazione, a questo punto, potrebbero essere troppi se le responsabilità sono da imputare esclusivamente a Paratici (2 anni e 6 mesi), Agnelli (2 anni), Arrivabene (2 anni) e Cherubini (1 anno e 4 mesi), tutti condannati in via definitiva; se da un lato la giustizia sportiva ha ritenuto colpevoli i dirigenti apicali, d’altra parte il -15 si è costruito un pezzettino alla volta anche per i comportamenti di altri 7 tesserati, che però potrebbero non essere stati così gravi. Il nodo resta, la Corte (a diversa composizione) lo scioglierà.

Impianto

Da questa storia esce vincitore soprattutto il procuratore federale, Giuseppe Chiné, cioè l’accusa. Secondo i giudici il suo modus operandi non fa una piega, ed ecco che allora diventa probabile ripartire dal -9 che lui stesso chiese in udienza. Con l’abbreviazione dei termini consentita dal nuovo codice voluto da Gravina, si potrà fissare una nuova udienza entro 15 giorni e chiudere così la partita “federale” entro la fine del campionato. A quel punto, anche un eventuale nuovo reclamo non impedirebbe alla Figc di avere - nei tempi - una classifica della Serie A 2022-23 definitiva per stabilire le squadre qualificate alle coppe. Il Collegio riconosce anche in parte la bontà del lavoro della Corte d’Appello presieduta da Torsello, in particolare nella revocazione della precedente sentenza di assoluzione (la Juve e altri club erano stati prosciolti ad aprile e maggio 2022, ma allora non c’erano le intercettazioni) sulla base di «fatti nuovi» (le famose chiamate tra dirigenti bianconeri, appunto) e della «rilevantissima documentazione dalla Procura di Torino». Il Collegio ha stabilito anche che «non può ritenersi in alcun modo violato il principio del ne bis in idem», che sono corretti i riferimenti agli articoli 4.1 e 31 del codice (la base giuridica della condanna), e che il comportamento del club ha determinato una «voluta reiterata alterazione delle evidenze contabili per effetto di numerose plusvalenze i cui valori erano fittizi». Metodi, quelli della Vecchia Signora, «frutto di un disegno preordinato di alterazione delle operazioni» aggiunge il Collegio. Le plusvalenze «non erano frutto di operazioni isolate» si legge a chiusura del documento di 75 pagine, «ma vi era una preordinata sistematicità delle condotte» tale da incidere sulla «leale partecipazione alle competizioni sportive» della Juve. Parole pesanti come piombo.


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