Lazio, Curva Nord fuori dallo stadio: protesta contro il Prefetto

Venduti solo 4.500 biglietti, gli abbonati sono 1.600. I gruppi organizzati si ritroveranno all’esterno dell’impianto per tifare
Daniele Rindone
3 min

Si gonfia e si sgonfia, s’accende e si spegne, si riempie e si svuota, s’infuoca e ti gela, ti invita a entrare e a uscire, si unisce e si smarrisce. E’ l’Olimpico laziale, nessun altro stadio riesce a trasformarsi così, a piacimento, in base agli umori, ai calendari, alle proteste e alle feste. E’ intermittente. I 40mila della Champions non ci saranno stasera, son tornati a casa e al mare, Lazio-Bologna non affascina quanto Lazio-Bayer. I gruppi della Nord, invece, se ne sono andati sbattendo la porta e hanno invitato tutto il settore a disertare. E’ la protesta «pacifica» mossa per contestare le disposizioni anti-violenza volute dalla Prefettura, la divisione della Curva. A questo si sono aggiunte le perquisizioni (definite «esasperate») operate martedì. La decisione era stata presa nelle scorse settimane, è stata confermata. La Nord non sarà al suo posto, sarà nei dintorni, tiferà fuori dallo stadio, si riunirà alle spalle della Curva, si farà sentire comunque. Già martedì i gruppi volevano protestare restando in silenzio per 45 minuti, ma la voglia di gridare e incitare la Lazio in Champions è stata troppo forte, è esplosa.

I numeri E’ un peccato, si vive la prima giornata di campionato, si è in ballo per la Champions, lo stadio dovrebbe avere sempre la stessa faccia. Nella seconda metà del 2015, sull’onda dei successi e delle agevolazioni promosse dalla società, l’Olimpico si riempì e rimase pieno. Oggi non lo sarà: sono stati venduti 4.500 biglietti, gli abbonati sono soltanto 11.600 (di cui circa 3.000 Aquilotti, ex Cucciolone), ieri erano occupati poco più di 15mila posti (sempre che tutti gli abbonati decidano di presentarsi). La campagna 2015/16 è stata prorogata, si è ancora lontani da quota 17.400 (è il dato abbonati dell’anno scorso). E qui casca l’asino, dopo tanto tempo la Lazio ha alzato i prezzi degli abbonamenti, tempismo perfettamente sbagliato nell’anno in cui la gente aveva bisogno di regali (di mercato) e input (d’amore) per restare dentro lo stadio. E’ stato bello tornarci martedì ritrovando la Champions, sarà diverso metterci piede stasera, in questo sabato di fine agosto, con la sensazione (sconfortante) di assistere ad una partita qualunque. E invece bisognava ripartire dall’unione della scorsa stagione, da quell’Olimpico straripante, coloratissimo, palpitante. Da quegli abbracci, diurni e notturni, scambiati tra il popolo e la sua squadra all’Olimpico e a Formello, a qualsiasi ora, dopo ogni grande vittoria, dopo ogni ritorno. Un popolo che tifa per la sua squadra, una squadra che tifa per il suo popolo: fu questa la vittoria più bella. S’era riscoperta la voglia di ritrovarsi, di esserci, di provare a immaginarsi di nuovo vincenti e di riuscire ad esserlo. E’ un patrimonio che non si può perdere, non si può tornare indietro nel tempo. E’ triste ricominciare (in campionato) con un Olimpico semi-deserto. Sarà un sabato al silenzio, senza tanti tifosi, senza Curva. A tu per tu con le ombre e i fantasmi, un’altra volta. Il calcio d’agosto, forse. Il rincaro degli abbonamenti, di certo. Le proteste, sicuramente. Le motivazioni, in gran parte, si conoscono. Facciamo finta che si tratti solo di casualità e coincidenze. Torni e resti pieno l’Olimpico laziale, è giusto tifare per questo.


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