Dalla parte dei tifosi

L'opinione del Direttore del Corriere dello Sport-Stadio sul caso Lotito-Bielsa
Dalla parte dei tifosi© ANSA
Alessandro Vocalelli
4 min

ROMA - Esistono i cacciatori di record e Claudio Lotito, a modo suo, è inimitabile. Nella sua frenesia giudiziaria, un’autentica manna per i suoi legali, ha intrapreso cause nazionali, con Ledesma e Pandev per fare due esempi. Non contento, è andato addirittura al di là, provando a farsi notare in Europa: da letteratura la sua azione nei confronti di Petkovic, reo di essersi accordato - una volta finito il contratto - con la federazione svizzera. Ma a uno come Lotito, evidentemente tutto questo non poteva bastare. Ecco allora il salto di qualità, una causa Mondiale. Protagonista stavolta il “Loco”, Marcelo Bielsa, uno dei grandi personaggi del pianeta calcio. La premessa serve a far comprendere, alla sparuta minoranza che ancora si aggrappa alle virgole per cercare un alibi, che questa è soltanto l’ennesima farsa a cui viene sottoposta la Lazio, con il suo nome, il suo blasone, la sua storia, fatta di eroismi sportivi e drammi umani. Un’Enciclopedia di emozioni, a cui - se non venisse da piangere pensando allo sconforto dei tifosi laziali - verrebbe da dire che Lotito è riuscito ad aggiungere una nota grottesca.

Non è infatti grottesco che Bielsa ci ripensi e - battendo ogni record - riesca addirittura a dimettersi prima ancora di farsi presentare. Il personaggio è famoso anche per questo e non solo per i suoi cinquanta schemi d’attacco. E’ grottesco che Lotito, nella sua smania di sperimentazione - anche del livello di sopportazione della sua gente - riesca ogni volta ad andare oltre se stesso, prosciugando l’ultima goccia di considerazione che i tifosi hanno dimostrato verso la sua presidenza. Non sono, sia chiaro, in discussione i suoi risultati, o solo i suoi risultati, ma quella serie di comportamenti e iniziative che hanno finito per svuotare l’Olimpico.

La fotografia del dissenso, al di là di quello che raccontano i suoi pochi e non troppo disinteressati cantori. Non c’è dubbio che Bielsa, anche Bielsa, abbia fatto di tutto per consolidare la sua fama e il suo proverbiale carattere. Ma qui c’è qualcosa che va addirittura ben al di là del fatto sportivo o calcistico. Non è nemmeno importante se davvero sia tutta colpa della federazione argentina (ma se il ct Martino si è dimesso il 5 luglio e Bielsa era in ritardo già di una settimana, come si può seriamente pensare a una causa-effetto?), non è nemmeno decisivo capire se tutto sia effettivamente dipeso dal calcio mercato (anche se il comunicato dell’allenatore in serata apre un confronto sul tema e lascia molti interrogativi): quello che conta è che la Lazio e Lotito si sono incamminati verso una strada che rappresenta la radiografia di ciò che appare a volte invisibile.

La Lazio è preda delle iniziative di un uomo, più ancora che di un presidente, invaghito di sé, della sua capacità (a volte purtroppo messa in pratica perfettamente) di fare scuola. Uno che promette acquisti per poi rimangiarsi non solo gli acquisti ma anche il fatto di averci provato. Uno che, dileggiando una storia di 116 anni, è capace di annunciare ai quattro venti che è pronto a strappare la Lazio dalla sua città natale - la capitale d’Italia - per portarla a giocare a Valmontone. Uno che, in sequenza, è riuscito a litigare con allenatori, calciatori, colleghi, direttori sportivi, giornalisti, tifosi, tutti accusati di non saper riconoscere la sua Verità. Uno, talmente preso da sé, da non riuscire più a stupirsi del vuoto pneumatico che lo circonda. Uno che minaccia l’ennesima causa a un allenatore per non aver rispettato gli accordi, dopo aver dato lui stesso la parola ad un’altra persona prima ancora che a un altro tecnico («Qua la mano, Prandelli»), per poi lasciarlo in silente attesa per più di un mese, costringendolo a rifiutare altre opportunità di lavoro. Una nemesi. Uno che in questa sua frenesia non si accorge di calpestare altri nobili storie.

Perché Simone Inzaghi strappato alla Salernitana, rispettabilissimo club e rispettabilissima piazza, è un affronto altrettanto pesante. Insomma, l’invito ai tifosi laziali è di non scoraggiarsi e di stringersi - loro che rappresentano il vero patrimonio del club - ancora di più intorno alla squadra. L’invito a Lotito, invece, è di intentare un’altra causa. L’ennesima. Stavolta a se stesso, per il danno d’amore e di immagine che continua a fare alla Lazio.


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