Strakosha si confessa: "Le mie tre delusioni alla Lazio"

Il portiere biancoceleste svela i suoi momenti più bui a Roma. E la sua parata più bella...
Strakosha si confessa: "Le mie tre delusioni alla Lazio"© LAPRESSE
Fabrizio Patania
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ROMA - Di padre in figlio. Proprio come nella storia della Lazio. Toccherà a Thomas Strakosha, domenica a Tirana e di fronte ai campioni del mondo della Francia, difendere i pali dell’Albania. Una serata di gala per l’inaugurazione del nuovo impianto, ristrutturato sulle ceneri del Qemal Stafa, come si chiamava il vecchio stadio. Lo stesso in cui, nel 2005 e in una serata da leggenda per il calcio albanese, il capitano Fotaq Strakosha dava l’addio alla nazionale (in cui giocava anche Igli Tare) battendo i campioni d’Europa della Grecia. Il piccolo Thomas, oggi portiere della Lazio, aveva 10 anni. Ieri ci ha risposto dal ritiro di Durazzo e ci ha raccontato tutte le sue emozioni, compreso il sogno Champions da raggiungere con Inzaghi

Buongiorno Thomas, che emozione proverà tra i pali nel nuovo stadio di Tirana?

«Ci aspettano i campioni del mondo della Francia. Giocare contro una squadra così forte signifi cherà mettersi alla prova e cercare di tirare fuori una gran prestazione. Un’altra motivazione è rappresentata dall’inaugurazione dello stadio. Bellissimo, moderno, appena ristrutturato. Il massimo per un calciatore. E se penso che mio padre giocava nel vecchio stadio, vivrò un’emozione speciale».

Pensando a suo padre, portiere dell’Albania nel vecchio stadio, quale immagine ricorda?

«Mi viene in mente che il tempo vola... Belle emozioni. La sua partita d’addio all’Albania, ero in tribuna con la famiglia. Se penso che sono diventato professionista e ora difendo la porta della nazionale, nello stesso stadio ricostruito di Tirana, mi vengono i brividi. Era il 2005. Vinse 2-1 l’Albania contro la Grecia campione d’Europa, avevo 10 anni. Avevo già deciso che da grande avrei fatto il portiere. Alla fi ne della partita non entrai in campo. Mamma fece in modo che prima festeggiasse con la squadra e poi con la famiglia. Ricordo Briegel, il ct. Lo aveva costretto a continuare, non lo faceva smettere. Mio padre da diverso tempo voleva ritirarsi».

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La delusione principale alla Lazio qual è stata?

«Da quando gioco, sono state tre le delusioni più grandi. La mia prima fi nale di Coppa Italia persa 2-0 con la Juve, la sconfi tta in Europa League contro il Salisburgo, ma al primo posto metto il ko con l’Inter del 20 maggio all’Olimpico, quando perdemmo la Champions. Venivo da una settimana infernale per un infortunio alla schiena, in teoria non dovevo giocare, temevo di non poter aiutare la squadra, poi con qualche puntura sono sceso in campo. Quella sconfi tta è stata la sensazione più brutta della mia carriera».

La parata più bella?

«Il rigore parato a Dybala all’Allianz Stadium, soprattutto per il signifi cato e il momento della partita, all’ultimo minuto. Non vincevamo a Torino da 15 anni».

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Strakosha in azione con la maglia della Lazio


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