Lazio-Verona, Inzaghi punta Eriksson e Conte

Il recupero per entrare in quota scudetto e infilare 17 risultati utili consecutivi. Altri tre punti significano aggancio all'Inter, secondo posto e altro record dello svedese raggiunto
Lazio-Verona, Inzaghi punta Eriksson e Conte© ANSA
Fabrizio Patania
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Nel mirino Eriksson e Conte. Inzaghi domani, battendo il Verona nel recupero dell’Olimpico, scavalcherebbe l’Inter e raggiungerebbe un altro record del maestro svedese, infilando il diciassettesimo risultato utile di fi la. Il primato biancoceleste risale alla stagione 1998/99, chiusa a un passo dallo scudetto, perso per un punto dietro al Milan. Basterebbe un pareggio per salire al secondo posto, ma è ovvio che la Lazio non voglia e non possa accontentarsi. Questa è l’occasione giusta per accorciare sulla Juve, portarsi a meno 2 da Sarri e Ronaldo, entrando in modo definitivo in corsa per lo scudetto. E’ l’appuntamento più complicato e scivoloso, come possono esserlo soltanto gli impegni lasciati in sospeso e di fronte al Verona di Juric, una delle realtà più belle e convincenti del campionato. Corrono forte e intravedono l’Europa, i gialloblù sono riusciti a fermare anche il Milan di Pioli. Una partita diffi cilissima, anche perché tutti la considerano vinta da tempo e invece non sarà una passeggiata, anche se la Lazio ci ha abituato a rendere facile ogni impegno. In casa ne ha vinte 7 di fila. E’ la terza miglior striscia d’Europa dietro a Liverpool (20) e Borussia Moenchengladbach (8), signifi ca record sotto la gestione Lotito, in cui non si erano mai superate le sei vittorie consecutive all’Olimpico. Ne manca una, invece, per eguagliare il primato storico della Lazio (8 nel 1973/74, nel 1997/98 e nel 1998/99). 

Inzaghi, appuntamento con la storia

Per eguagliare Eriksson, Inzaghi deve raggiungere o scavalcare Conte. Servirebbe l’Olimpico pieno, vestito a festa. E’ un appuntamento con la storia. La Lazio, nel girone di ritorno, non sale al secondo posto da cinque anni. Ci riuscì Pioli il 12 aprile 2015, battendo l’Empoli e scavalcando la Roma per entrare nella scia della Juve, lontana 12 punti alla trentesima giornata. All’epoca non si parlava di scudetto, ma soltanto di duello Champions. La Lazio rimase seconda per quattro giornate e poi fallì il controsorpasso nel derby con i giallorossi di Garcia alla penultima giornata che valeva l’ingresso diretto ai gironi. Questa partita con il Verona, non solo dal punto di vista statistico, ha un sapore diverso. Cade a ridosso della trasferta di Parma e appena dieci giorni prima del big match del 16 febbraio all’Olimpico con l’Inter. Domani sera Lotito comincerà a capire se può trasformare i sogni in realtà, ma comunque vada (è bene specificarlo) ci sarà soltanto da applaudire e da ringraziare la squadra. Perché questa Lazio fa divertire e innamorare. Sta tenendo il passo di Juve e Inter. Il 16 dicembre a Cagliari, dopo la rimonta in pieno recupero fi rmata da Luis Alberto e Caicedo, aveva sei lunghezze di ritardo dai bianconeri di Sarri. Ora sono cinque con una partita da recuperare e rinviata il 22 dicembre a causa della fi nale di Supercoppa.

La Lazio di Vieri, Salas, Mihajlovic: il precedente

C’è qualche analogia con il 1998/99, quando Eriksson concluse la stagione con il secondo posto in campionato e il successo in Coppa delle Coppe a Birmingham. Era la Lazio di Vieri. Infilò 17 risultati di fila a partire dal derby d’andata, chiuso sul 3-3 con la Roma. La domenica successiva i biancocelesti vinsero al Delle Alpi con la Juve grazie a un gol di Salas e poi arrivò il 5-2 sulla Samp che tutti i tifosi ricordano per la tripletta di Mihajlovic su punizione. La serie s’interruppe, un girone dopo, con il derby di ritorno perso 1-3. Eriksson, con l’emergenza in difesa, perse anche (1-3) con la Juve e la reazione successiva (3 vittorie consecutive) venne vanificata dal pareggio contestatissimo del Franchi (1-1) per un rigore negato a Salas. Il Milan di Zaccheroni arrivò al traguardo con un punto di vantaggio. La Lazio si sarebbe rifatta l’anno dopo.

 


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