Lazio, Parolo: “Mi sento laziale. La Coppa Italia il trofeo più bello”

Il centrocampista biancoceleste si è raccontato: “Radu nello spogliatoio è il simpatico del gruppo. Che emozione la Nazionale, ma Italia-Svezia è il rimpianto più grande”
Lazio, Parolo: “Mi sento laziale. La Coppa Italia il trofeo più bello”
4 min

ROMA - Una colonna portante della Lazio, Marco Parolo. Nonostante sia uscito dal blocco dei titolari di Simone Inzaghi, il centrocampista biancoceleste rimane un punto di riferimento per tutti. Squadra, staff, dirigenza. Ai microfoni di FantaMaster TV su Instagram, Marco ha raccontato la sua esperienza capitolina e non solo: “Nello spogliatoio cerco di avere un buon rapporto con tutti. Radu è il più simpatico, spesso se ne esce con alcune battute davvero divertenti. Da noi comunque ci si diverte molto. Immobile? Lo incitiamo parecchio a battere il record di gol di Higuain, così poi andremo tutti a festeggiare”. Su Inzaghi: “Sta dimostrando a tutti il suo valore. Lotito gli ha costruito qualcosa di incredibile che ora sta portando dei risultati. Il trofeo più bello? La Coppa Italia perché stata frutto di un percorso durato tutta la stagione. La Supercoppa è una partita particolare, ma vincere la Coppa Italia all’Olimpico è stato bellissimo".

Fantacalcio e Social

“Non ho mai giocato al Fantacalcio, c’è troppo da studiare. Serve passione. Ai miei amici do qualche consiglio sulla formazione della Lazio. I quattro gol al Pescara? Carambole, rimpalli, segnavo sempre e avevo fortuna. Penso di essere stato il centrocampista che ha ottenuto il punteggio più alto nella storia del Fantacalcio. La gente mi ricorda anche per questo. Quest’anno non ho ancora segnato, mi manca poco per arrivare a 50 in carriera. Spero si riprenda il campionato perché devo trovare la mia prima rete”.

Nazionale e futuro

“Dopo Lazio-Cesena mi ero fermato a Roma con la mia famiglia per seguire la benedizione del Papa. E a fine giornata è arrivata la prima chiamata in Nazionale. Quando sono arrivato a Coverciano per l'allenamento mi sembrava di essere un bambino nel paese dei balocchi. Mister Prandelli (ct di quell'Italia, ndr) mi disse di godermela un po’ di più, perché mi vedeva un po' agitato. I giocatori migliori? Come talento puro, il calciatore più forte con cui ho giocato è stato Cassano. Da allenatore però, non so se lo vorrei (ride, ndr). Allora mi prendo Pirlo. Il rimpianto maggiore è Italia-Svezia. Si poteva fare meglio, non saremmo dovuti uscire. Ma analizzando la doppia sfida la Svezia ha fatto un tiro in porta in due partite. Però è anche vero che se non ti costruisci la fortuna, poi il destino ti va contro”. Sul passato e sulla voglia di Lazio: “Il mio idolo d'infanzia è sempre stato Steven Gerrard, anche perché sapeva scivolare bene con le ginocchia quando esultava. Era un centrocampista completo, mi faceva impazzire. La prima maglia che ho avuto da bambino? Quella del Parma, mi avevano colpito i colori gialloblu. Però quando ho cominciato a fare il calciatore sono sempre stato tifoso della squadra in cui ho giocato. Con la città di Roma c’è un legame forte: da piccolo ero milanista ma adesso mi sento sicuramente più laziale. Dopo non so che farò: vorrei seguire sicuramente di più la mia scuola di calcio a Gallarate. È bello stare con i ragazzi”.


© RIPRODUZIONE RISERVATA