Lazio, Parolo contro il decreto: "Assurdo il no agli allenamenti. Qualcuno vuole lo stop"

Il centrocampista biancoceleste si è fatto carico del pensiero della squadra di Inzaghi: "Incredibile: posso andare ad allenarmi al parco e non in sicurezza nel mio centro sportivo"
Lazio, Parolo contro il decreto: "Assurdo il no agli allenamenti. Qualcuno vuole lo stop"
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ROMA - Serie A ancora tutta a casa, almeno sino al 18 maggio. Niente allenamenti per i calciatori, il ritorno in campo è stato posticipato di nuovo. Una soluzione che ai giocatori della Lazio non è piaciuta. Lo ammette Marco Parolo, che ai microfoni di Lazio Style Radio ha duramente criticato la scelta del Governo: “La notizia non me la aspettavo, c’è stata un'apertura agli allenamenti degli atleti. Non capisco perché noi calciatori, dentro un centro sportivo che non è una palestra, un luogo chiuso, non possiamo andare in campo e allenarci. A casa affatichi tendini e muscolatura. Non capisco perché noi atleti professionisti, con l’idea di ripartire condivisa anche da Conte visto che è tifoso del calcio, non ci è stata data la possibilità di allenarci nelle nostre strutture rispettando le normative e le distanze. Si può andare nei parchi? Ho un campo da calcio nel centro, perfetto per la mia professione. La categoria calciatore è stata penalizzata. Il prato è perfetto, non si corrono rischi di infortuni. Formello ha 5-6 campi, possiamo starci benissimo tutti a 50 metri di distanza. Possiamo fare i turni in orari diversi. C’è la massima attenzione da parte nostra nelle direttive del Governo, ma credo che ci sia anche la possibilità che gli atleti professionisti possano allenarsi nei centri sportivi".

Voglia di ricominciare

“Ci sono i protocolli al vaglio dei medici e scienziati che riguardano gli allenamenti in gruppo. Ma almeno gli allenamenti individuali devono essere consentiti nelle proprie strutture. Siamo atleti di massimo livello, il decreto ci penalizza. Forse qualcuno non vuole tentare di finire il campionato, mi fa pensare questo. La gente può andare al parco e io non posso andare nel mio centro sportivo con rischio quasi a 0. Io dico solo una cosa: vogliamo essere equiparati ad altri sportivi. Ben venga che altri atleti si possano allenare, sono il primo a tifare per loro nelle rispettive competizioni. Spesso dicono che i calciatori sono privilegiati, ma abbiamo rispetto per tutti. Poi non so se il campionato ripartirà, non spetta a noi deciderlo. Ma serviva un segnale, il Paese ha bisogno di questo per ritrovare fiducia ed entusiasmo. Se noi calciatori siamo i primi a mostrare di rispettare le regole, penso che possa essere da esempio".


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