Tare punge la Juve: "La Lazio rispetta le regole. Il Governo non può fermare la Serie A"

Il ds biancoceleste ha parlato del futuro del campionato: "Dopo l'ok per gli allenamenti abbiamo fatto una festa in chat"
Tare punge la Juve: "La Lazio rispetta le regole. Il Governo non può fermare la Serie A"© Bartoletti
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ROMA - È un Igli Tare battagliero quello ai microfoni di Sky Sport. Il ds della Lazio ha parlato del momento e della possibile ripresa della Serie A: “I giocatori dobbiamo fermarli, sono 3 settimane che io e Inzaghi riceviamo le loro chiamate. Non ce la fanno più e vogliono ripartire. Ieri, dopo l’ordinanza della Regione Lazio, abbiamo fatto festa in chat. Non vedono l’ora di tornare in campo. Noi siamo stati i primi a fermarsi per la pandemia. Abbiamo rispettato tutte le regole del Governo, nessun giocatore ha lasciato Roma. Mi risulta invece, che altre squadre abbiano giocatori all’estero. Ma non spetta a me giudicare. La comunicazione? Siamo stati aggressivi perché bisognava considerare i danni importanti per il calcio in Italia. Scudetto? Mancano 12 partite, è una parola grossa. Prima dello stop siamo stati lì, ma non è detto che alla ripresa riusciremo ancora ad esserci".

Il piano

“Prima della ripresa bisognerà fare i test sierologici. Era uscita un'ordinanza per riprendere l'attività il 6, ora si potrà fare già da domani. Forse faremo qualcosa domani, ma prima i test. Non penso di essere preoccupato per una mancata ripresa. Si è trasmessa male l'idea che la Lazio stia premendo per lo scudetto. Abbiamo tutto guadagnato sul campo, il percorso è ancora lungo e teoricamente non possiamo garantire la presenza in Europa League. Vogliamo dare un segnale forte al sistema calcistico italiano. Ho sentito che in settimana può uscire un'ordinanza per bloccare il campionato, ma questo non è nelle loro competenze. Fifa e Uefa si sono espresse chiaramente e hanno detto che i campionati si devono finire. Possiamo anche riprendere a giugno e finire tra agosto e settembre. Il Mondiale 2022 sarà in inverno. Finire il campionato in corso servirà anche come esperienza per ripartire con quello successivo”.

La sua Lazio

"Negli ultimi anni, almeno negli 11 vissuti da me, siamo andati vicino alla Champions League. Il lavoro c'è sempre stato e non dobbiamo nascondere che le possibilità sono quelle che sono. Abbiamo fatto un percorso controcorrente: alcuni giocatori sono arrivati da sconosciuti e la piazza non li ha aiutati inizialmente, ma poi sono cresciuti tanto. Infatti la Lazio, a livello di trofei e in questo momento, è inferiore soltanto alla Juventus in Italia. Non abbiamo osservatori. Tutto il lavoro viene fatto con una rete di contatti che ho in giro per il mondo. Lavoro con una serie di ex compagni che mi conoscono. E questo ha portato un bel risparmio al presidente Lotito. Luis Alberto? Dopo 4 giorni venne nel mio ufficio e mi disse che il calcio italiano non faceva per lui. Mandavo a filmare i suoi allenamenti e la sera gli inviavo la sintesi per mostrargli quanto fosse forte. Oggi è uno dei migliori in Serie A e ha aiutato la Lazio a crescere”.

La grande crescita

“La Juve per anni ci ha messo in difficoltà. Negli ultimi anni invece, il vento è cambiato. Abbiamo vinto la Supercoppa del 2017 e a Torino. Lì i giocatori hanno capito che si poteva fare di più. La Supercoppa in Arabia Saudita mi ha dato soddisfazione per come la Lazio ha affrontato la partita. Immobile e Luis Alberto venivano a dire a noi dirigenti che eravamo nervosi e che avremmo vinto. Questo testimonia la crescita mentale della squadra che ora è al livello dei bianconeri. Importante anche la vittoria della Coppa Italia dello scorso anno. Insieme a Peruzzi e Inzaghi, dopo quella vittoria, abbiamo parlato con la squadra dicendo che eravamo a un livello per essere al vertice. A Roma è difficile lavorare perché l'obiettivo iniziale è la Champions. Al primo errore le critiche sono superiori rispetto alle altre piazze. La gente non aiuta tantissimo in questa fase, per questo prima nascondevamo l'obiettivo. I cicli finiscono, vedi quello che è successo al Napoli quest'anno. Il fatto che Milinkovic sia rimasto 5 anni a Roma è perché c'è un legame forte con la città e la società. Quando c'è stata qualche tentazione, un po' per volontà nostra, un po’ per la sua, non siamo mai andati fino in fondo. Le cose comunque vanno valutate a fine stagione”.

Fare il ds

“Quando ho iniziato ho seguito il lavoro degli altri, soprattutto di Milan, Inter e Juventus. Formello è diventato uno dei centri più avanzati in Europa. Ci vuole tempo, vittorie, sconfitte. Quella contro l'Inter di due anni fa è servita per creare il grande gruppo di oggi. Quella in corso è la stagione perfetta e penso che la rosa attuale della Lazio sia lunga e anche larga. Tante volte le seconde linee hanno deciso partite molto importanti. Ricordo per esempio l'arrivo di Caicedo, mi sono dovuto giustificare per averlo pagato solo due milioni. Per me è importante la sua funzionalità nel sistema di gioco. Non mi piacciono gli intermediari, preferisco lavorare nascosto. Non ho nulla contro i giornalisti, ma voglio lavorare fuori dai riflettori perché voglio rispettare le mie tempistiche".

Voglia di ripartire

“In caso di ripresa mi preoccuperei per lo stato psicologico della squadra. Avendo vissuto questi due mesi dico che siamo una delle squadre più motivate per vincere lo scudetto. Siamo consapevoli di aver fatto un lungo lavoro e sarebbe un peccato veder sfumare un obiettivo così grande. C’è un po' di curiosità anche da parte nostra. Idea di calcio? In questa stagione Inzaghi ha cambiato tante volte il modulo, passando al 4-4-2, 4-2-3-1. Io queste cose le ho studiate nella creazione del Barcellona. Sono una squadra diversa, ma hanno un'idea chiara di gioco".

Gli uomini

“Acerbi è arrivato in un momento cruciale dopo aver perso de Vrij. Ha rappresentato la più grande sorpresa per me e lo staff, perché abbiamo conosciuto uno che vive il calcio in un altro modo. Il primo ad arrivare a Formello e l’ultimo ad andare via, non vuole saltare neanche una partita di allenamento. Vive per il calcio, e il suo spirito è servito anche ai compagni. Immobile? Il suo stipendio era fuori dalla nostra portata. Per questo è stato difficile prenderlo, non avevamo nessun giocatore che guadagnava quella cifra. Quando si è aperto uno spiraglio con il Siviglia, lui è stato disposto a rinunciare a dei soldi per arrivare alla Lazio. Ciro è un trascinatore, dentro e fuori dal campo. Il suo arrivo è stato per noi una grande fortuna. Il Tare calciatore? Ho fatto il lavoro sporco. Mazzone a Brescia cercava un aiuto per Baggio. C’erano tanti difensori cattivi come Cannavaro, Montero, Costacurta. Ma ho esaudito  il sogno che avevo da bambino: ho esordito contro il Milan, la squadra che tifavo da bambino. Ero emozionato: Mazzone alla prima azione si è girato verso Menichini e gli ha detto: ‘Ma dove lo abbiamo preso questo’”.


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