Lazio, André Anderson: “Il paragone con Hernanes? Nessun fastidio. Ma voglio scrivere la mia storia”

Il giovane trequartista biancoceleste ha le idee chiare in vista del futuro: “I confronti fanno parte del gioco. Ora voglio trovare spazio e mostrare il mio calcio”
Lazio, André Anderson: “Il paragone con Hernanes? Nessun fastidio. Ma voglio scrivere la mia storia”© © Marco Rosi / Fotonotizia
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ROMA - Ha voglia di giocarsi le sue chance, André Anderson. L’italo-brasiliano prima dello stop aveva fatto registrare 5 gol in amichevole contro la Primavera. Poi il periodo lontano dal campo senza mai perdere di vista l’obiettivo: guadagnarsi spazio in questa super Lazio. Ai microfoni del portale brasiliano UOL Esporte, ha ricordato l’esordio contro l’Udinese di dicembre scorso: “Le gambe non tremavano, ma posso dire che durante la gara faceva molto freddo. È stato un misto di sentimenti. Non tanto la paura, ma l'ansia per entrare e mostrare il mio calcio. Un anno fa mi allenavo con gli atleti che non sarebbero stati impiegati dal Santos, e una stagione dopo stavo giocando allo stadio Olimpico davanti a 60 mila persone, nella Lazio, con la squadra che stava facendo una grande stagione. Quindi, nel momento in cui mi ha chiamato il tecnico, ho sentito qualcosa che è persino difficile definire in un sentimento specifico. Per me è stato molto importante, e sarà sicuramente un sentimento che non dimenticherò per il resto della mia vita".

Niente paragoni

“I confronti non mi danno fastidio. Sono contento di essere paragonato ad un giocatore come Hernanes che ha scritto belle storie nel calcio. Nonostante il rispetto, non mi affeziono ai confronti. So che i paragoni fanno parte del calcio. Sono qui per scrivere la mia storia. Non voglio essere una promessa che sarà sempre una promessa. Cerco, rispetto ai miei compagni, il mio spazio e il mio lavoro per realizzare quella promessa. Penso di essermi allenato bene, di aver lavorato duramente e ora, con il ritorno del campionato, credo che avrò più opportunità e quindi sarò in grado di mostrare più del mio calcio”.

L’Italia e Inzaghi

“Quando lasciamo una cultura che abbiamo vissuto per anni e iniziamo a viverne una completamente diversa, l'adattamento non è semplice. Mio padre mi ha parlato prima di firmare con la Lazio dicendomi una frase che ricordo ancora oggi: 'Devi adattarti all'Italia. Non l'Italia a te’. È solo questo. Non mi sono ancora adattato al 100%, ma ho cercato di imparare quotidianamente cultura, questioni sociali... All'inizio è stato molto difficile. Ti trovi di fronte a uno scenario totalmente diverso. Sono arrivato qui molto giovane, immaturo e solo. Mia moglie è venuta a vivere qui solo dopo. È stato uno shock. Sono cresciuto in un certo senso e ho dovuto vivere qui in un modo completamente diverso. L’italiano? Riesco a capire più che parlare. Ho imparato a dire alcune cose, ma non tutto. Ma Inzaghi è un insegnante che cerca sempre di essere informato sulle condizioni dell'atleta. Questo dà tranquillità e, come me, penso che tutto il gruppo sia molto felice di vedere un allenatore che si prende cura dei propri calciatori, che è sempre dalla nostra parte”.


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