Lazio, alla scoperta di David Silva: un mago-samurai per Inzaghi

Mito al Manchester City, gli hanno dedicato anche un libro. Da piccolo giocava con le arance, adesso è il prestigiatore del pallone
Lazio, alla scoperta di David Silva: un mago-samurai per Inzaghi
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ROMA - I tifosi della Lazio sono già innamorati di David Silva. Sentono il colpo nell’aria, l’asso spagnolo sta per dire sì alla proposta biancoceleste. E in Inghilterra, i sostenitori del Manchester City lo rimpiangono. Se ne va una bandiera del club, un fenomeno, una grande persona. Dopo dieci anni si chiude la sua era. Gli hanno pure dedicato un libro dal titolo ‘David Silva - Il Mago: una decade di magia’. L’autore? Lo stesso Manchester City.

Il piccolo David Silva

David Silva è nato ad Arguineguín, piccola località dell’Isola di Gran Canaria. La nonna gli dà arance e patate per giocare in strada. Poi passa al pallone vero sulla spiaggia nera vulcanica di casa sua. E le giocate, su quello sfondo così scuro, risaltano ancora di più. Sogna pure di diventare portiere, il piccolo David Silva. Ma per stare tra i pali ci vuole un fisico bestiale. Lui è piccolo, mingherlino. Meglio in mezzo al campo. Così a 14 anni è nelle fila delle giovanili del Valencia: gioca e illumina con l’Under 17 e Under 18. A 16 anni impressiona tutti, fa una tripletta con la maglia della Spagna nella Coppa del Mondo Under 17 contro la Corea del Sud. É l’inizio della stella.

L’esperienza al City

David Silva diventa grande al Manchester City. É l’allenatore Roberto Mancini a volerlo. E pensare che sull’affare c’è tanto scetticismo: lo spagnolo è troppo piccolo, troppo magro, lento. Tra chi critica l’operazione qualcuno dichiara pure: “Non è in grado di sopportare il freddo inglese”. Lo spagnolo, il freddo umido inglese, lo tratta con i guanti. Nel senso che li indossa nelle giornate più fredde e gioca da fenomeno. In dieci anni è diventato una leggenda dei Citizens. Vince quattro volte la Premier League, tre volte il Community Shield, cinque l’FA Cup. Gol e assist, grandi giocate. Adesso vorrebbe lasciare il segno altrove, magari alla Lazio, che lo cerca con insistenza da settimane.

Il mago-samurai

David Silva è il Mago. Un soprannome che gli piace, affibbiato anche al suo mito, Pablo Aimar. Al City poi, l’ex compagno Wright-Phillips ha iniziato a chiamarlo Merlino perché “era il più grande mago di tutti”. Grandi giocate, ma non solo. Il The Guardian, in Inghilterra, una volta ha scritto: “Il Mago Silva è tale perché vive con il mantello dell’invisibilità”. Un Harry Potter del calcio e non solo. Lo spagnolo è così: abile a scomparire in campo per smarcarsi e regalare assist e gol, abile a dileguarsi nella vita perché ama privacy e riservatezza. In un’era in cui l’apparenza è al centro del mondo, David con la sua calma zen ha stregato tutti. Ecco perché in Inghilterra gli hanno dato anche il soprannome di samurai. Competitivo, abile, feroce, ma allo stesso tempo sereno mentre svolge la sua vita. E quei lineamenti orientali (la mamma è giapponese), non possono che confermare: è un mago-samurai. La sua unica “colpa”? Essere poco personaggio. Basti pensare alle canzoni che i tifosi del City hanno dedicato ai giocatori più iconici: Yaya Touré, Balotelli, Aguero. A lui no: “Non ci sono storie per dar vita ad un coro”. Per lo spagnolo basta solo “David Silva olé”.

Una sola "pazzia"

Una volta David Silva si è presentato totalmente rasato in campo. I compagni e i tifosi, hanno subito pensato ad una malattia. Invece ha tagliato tutti i capelli per il figlio Mateo, nato prematuro di 15 settimane, in Spagna a combattere tra la vita e la morte. Un gesto simbolico, come per sentirsi anche lui neonato e piccolo. Cinque mesi difficili, poi Mateo ce l’ha fatta. É tornato il sorriso e pure i capelli. Un campione dentro e fuori dal campo. Sono 432 le partite totali con il Manchester City. Praticamente perfetto in ogni match. La regolarità ti fa sembrare insignificante e spesso vieni ignorato dagli addetti ai lavori. Eppure David Silva passa alla storia come uno dei più grandi centrocampisti del calcio moderno. E la Lazio è pronto ad abbracciarlo.


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