ROMA - Claudione alla Albertone: «America, me senti? One, two, three, four…». Le americanate romanesche dell’Alberto Sordi/Claudio Lotito accolsero Thomas DiBenedetto nell’aprile 2011, primo presidente Usa della Roma. «Lo zio Tom», lo chiamò il presidente della Lazio pochi giorni dopo l’insediamento, fu il suo saluto parodiato. Il cabarettismo da derby è un tratto dello spirito pittoresco e caricaturale di Lotito. Dall’America ha visto arrivare e sfilare DiBenedetto, Pallotta e ora Friedkin. Agli americani, in undici anni di derby, non ha risparmiato sconfitte storiche (il derby di Coppa del 2013 con Pallotta presidente), sfottò pungenti e frecciate anti-imperialiste: «Io ci metto la faccia, nella Roma invece non si capisce chi sia l’interlocutore. Chi sono questi americani?», si chiedeva anni fa Lotito in tv (sempre riferendosi a DiBenedetto) salvo poi concedergli un paragone autoreferenziale: «DiBenedetto è il Lotito americano? Fa piacere che le mie gesta vengano riprese anche in America, del resto so di essere apprezzato molto all’estero...».
La politica
«Con Lotito risultato garantito», lo slogan lotitiano è diventato una citazione. Il modello Lotito («il fenomeno è ciò che appare, il noumeno è invece la realtà») ha sfidato il modello americano sempre a viso aperto, investendo sulle idee: «Per la Lazio non cambia nulla con l’arrivo degli americani alla Roma, mi auguro che cambi qualcosa per loro», è un’altra frase cult lotitiana e anti-americana (sempre nel senso del derby) rivolta a chi immaginava scenari prosperosi per la Roma, dannosi per la Lazio. Dal 2011 (anno di insediamento degli americani) Lotito ha vinto 2 Coppe Italia (2013 e 2019) e due Supercoppe italiane (2017 e 2019) a fronte di zero titoli altrui. E’ in passivo il conto Champions: Lotito, pur sfiorandone più volte la qualificazione, l’ha acciuffata solo l’anno scorso dopo 13 anni di colpevole assenza. La vittoria nel derby manca alla Lazio dal 2 marzo 2019 (3-0), sono seguiti due pareggi (doppio 1-1). [...]
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