Immobile negativo, la Lazio va assolta: tutte le carte

Domani al Tribunale Federale si apre il processo alla società per i controlli Covid nelle partite con Bruges, Torino e Zenit
Immobile negativo, la Lazio va assolta: tutte le carte© Getty Images
Fabrizio Patania
6 min

È una battaglia di verità e di giustizia. Lotito si sente accerchiato, rovescia le accuse e ribalta il protocollo, pieno di vuoti normativi. Domani, davanti al Tribunale Federale, i suoi legali proveranno a smontare i sei capi d’imputazione a sostegno del deferimento disposto da Chiné, capo della Procura, il 16 febbraio. Venticinque pagine di memoria difensiva e altre cinquantadue di allegati, comprensive di tre illustri pareri pro veritate, per ricostruire la condotta della Lazio e dimostrare come Immobile (negativo) potesse giocare il primo novembre 2020 a Torino, cardine su cui gira la parte principale del processo di primo grado e che ha investito da mesi Lotito e i suoi medici. «A leggere le carte dell’incolpazione, chiunque trarrebbe il convincimento che la Lazio abbia posto in essere la condotta di un soggetto non soltanto incauto ma addirittura irresponsabile».

L’avvocato Gentile parte così nella sua memoria, confermando la linea espressa con chiarezza un mese fa. «La Procura si sbaglia». Le accuse, per la società, sono fondate su presupposti normativi mancanti e verità deformate. «La Lazio si è data per tempo un’organizzazione dedicata: vanta 17 sanitari, ha espletato sino ad oggi circa 3 mila tamponi (con un costo pari a un milione di euro), non ha mai impiegato nessun giocatore positivo e si è persino assunta la responsabilità di supplire, con isolamenti precauzionali, all’inerzia dei pubblici poteri». La tempesta mediatica e il clima non tranquillizzano Lotito: «Auspichiamo che il Collegio si renda conto che ci difendiamo da una contestazione emotiva, priva di una base normativa e giuridica, ma anche esageratamente enfatizzata rispetto al reale e documentato andamento dei fatti».

Bisogna risalire ai casi emersi nella settimana che comprende Bruges, Torino e San Pietroburgo. Per la Procura i medici Pulcini e Rodia non avrebbero comunicato alle Asl positività e contatti stretti. «Le contestazioni sono in larga parte inammissibili» sostiene il club richiamando le competenze disciplinate dalle note della Regione Lazio del 14/10/2020 e la nota della Regione Campania del 9/9/2020 perché, all’epoca dei fatti, gli accertamenti diagnostici venivano scrutinati presso il laboratorio Futura di Avellino. «Il tenore delle relative discipline è chiaro. Sono i laboratori i soggetti onerati del dovere di trasmettere il referto al SISP territorialmente competente». Si spiega perché la Lazio scelse di rivolgersi al laboratorio di Taccone. «Quando è esplosa la pandemia nella Regione Lazio l’effettuazione dei test era demandata solo a strutture pubbliche, sarebbe stato sconsiderato servirsene. La Regione Campania, invece, aveva stabilito che le strutture private fossero equiparate a quelle pubbliche ai fini dell’analisi dei tamponi. La scelta non è stata solo logica e lecita, ma prudenziale». E ancora: «Non spetta e non spettava alla Lazio comunicare alle ASL competenti la positività al Covid e alcun rilievo può essere mosso. Conclusione unanimente confermata dai tre pareri pro veritate (Pregliasco, Rossi, Bondanini) acclusi alla memoria: per tutti nessun obbligo incombeva alla Lazio». Bisognerà capire se il giudice Cesare Mastrocola accoglierà o meno le perizie (su basi scientifiche) non trattandosi di tesserati. Gentile denuncia vuoti normativi. «La Procura non cita la norma e/o la prescrizione violata. La citazione manca perché nessuna prescrizione esiste». E’ rovesciato il teorema di Chiné. Non esistono divieti Asl in capo alla Lazio, come si può condannarla? Si fa riferimento a «quanto ordina la nota della ASL Roma 1 del 7 novembre 2020 in cui c’è scritto che i tesserati sono posti in isolamento presso il proprio domicilio». Solo quel giorno l’autorità si era messa in azione dopo i contatti con Pulcini di fine ottobre. C’è un altro documento che conforta la tesi della Lazio sugli obblighi di comunicazione: secondo il dottor Franchin (rappresentante Synlab) «il laboratorio di Calenzano provvede a comunicare le riscontrate positività alla Regione Toscana».

La difesa del presidente Lotito

Il presidente Lotito dovrà difendersi dalle accuse per responsabilità diretta (articolo 6 comma 1 del codice di giustizia sportiva) per non aver vigilato sul rispetto delle norme in materia di controlli sanitari. La Lazio, per provare a scagionarlo, ricostruisce l’organizzazione che si è data attraverso le figure dei medici Pulcini e Rodia, del dirigente Pinata, del segretario generale Calveri. Un assetto riscontrato dall’organo di vigilanza del 20/12/2020 e dalla corrispondenza mail del segretario che risale al 6/10/2020 e inoltrata all’Uefa. Si richiama la legge 231 sul sistema duale della governance societaria. «E’ scontato che le decisioni siano di esclusiva competenza dei sanitari. Nessuna decisione risulta assunta da Lotito... Per arrivare a coinvolgerlo si sarebbe dovuto provare che questi abbia interferito con le decisioni dei sanitari o che abbia imposto una determinata condotta».

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