Lazio, Sarri: "Ho detto no al Napoli. Ronaldo, Juve, Scudetto..."

Prime parole del nuovo allenatore biancoceleste pronto ad iniziare l'avventura alla corte di Lotito: aneddoti, racconti e retroscena delle sue esperienze in azzurro, al Chelsea e in bianconero
Lazio, Sarri: "Ho detto no al Napoli. Ronaldo, Juve, Scudetto..."
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CASTELFRANCO DI SOPRA - Maurizio Sarri parla per la prima volta da allenatore della Lazio. Lo fa ai microfoni di Sportitalia raccontando la voglia e la carica di rimettersi in gioco in una grande piazza. Mercoledì l'inizio ufficiale della stagione con il ritrovo a Formello, poi la partenza per il ritiro di Auronzo di Cadore. Sta per iniziare il capitolo sarriano a sfondo biancoceleste. E l'allenatore non vede l'ora: "Sono stato con la famiglia, ho letto tantissimo, viste tante partite. Poi ho fatto una delle cose che mi piacciono: ho visto tante corse ciclistiche. Io vengo da una famiglia di appassionati di ciclismo. Mio nonno era ciclista, mio padre era un pro. Una passione di famiglia. Mi piacerebbe allenare una squadra di ciclismo, la sera chiamo Cassani (ct dell'Italia ciclismo, ndr) per farmi spiegare le gare. Ho visto tanto calcio, non tantissimo. È stato un anno particolare, non mi è pesato stare fuori. C’è tristezza con gli stadi vuoti, la situazione non mi faceva venire voglia velocemente".

Dall’addio alla Juve alla chiamata del Napoli

“Lo scudetto con la Juve era dato per scontato all’esterno e anche all’interno. Noi abbiamo vinto senza festeggiare. Siamo andati a cena ognuno per conto suo. Era dato per scontato, l’anno giusto per andare alla Juve sarebbe stato questo, dopo il quarto posto. Che hanno festeggiato. Si creano le condizioni per rendere al massimo. Quel titolo è stato festeggiato poco, dopo tanti anni di successi può succedere. L’ambiente dà tutto per scontato, ma nel calcio e nello sport non è così. Bisogna fare bene e a volte non basta. Entrare a stagione iniziata? Quest’anno non c’erano le condizioni. Con gli stadi vuoti era difficile trovare l’entusiasmo giusto. Non mi ha pesato restare fuori. Ora con i tifosi la voglia comincia a riprendere il sopravvento. La chiamata del Napoli? Non avevo la certezza di essere molto utile in corsa. Non c’erano nemmeno tanti presupposti. Tutte le società che mi hanno cercato ho detto la stessa cosa. Sarei stato disponibile per luglio. Stessa cosa detta al Napoli. Che mi ha chiamato a gennaio: non una vera trattativa, ma un’informazione sulla disponibilità”.

Sarri e il rapporto con Cristiano Ronaldo

“La gestione di Ronaldo non è semplice, ma si trova in una società multinazionale con degli interessi. La situazione è difficile da gestire. Io sono bravo ad allenare, non a fare il gestore. Mi annoia, mentre mi diverto in campo. Ci sono tanti aspetti positivi, i numeri li porta a fine stagione. Quando un ragazzo arriva a questi livelli è chiaro che rappresenta qualcosa oltre la società, la squadra. Ha più di 200 milioni di follower sui social, è un prodotto della nostra società. Sento parlare troppo dei singoli, non delle squadra. Il valore della squadra non corrisponde mai alla somma dei singoli. È nettamente superiore o inferioreJorginho da Pallone d'Oro? Se vince anche l'Europeo... Parliamo di un giocatore raffinato e non capibile da tutti. Devi guardare solo lui. Intelligente, bravo tatticamente, fa sembrare tutto facile. La sua grandezza è rendere tutto semplice. Un grandissimo giocatore. Stava per firmare con il Manchester City, poi siamo riusciti a portarlo al Chelsea. Lì hanno fatto fatica a capirlo, ma poi è esploso. Seguitissimo, fa il capitano. Sono contento di lui, se lo merita. Dybala? Non è difficile recuperarlo, è un fuoriclasse. Ha fatto un anno strano con tanti infortuni, non è mai andato al 100%. Con quelle capacità tecniche è un recupero semplice. La Juve ci deve puntare o lo deve cedere. Un nuovo Sarri? Mi piace De Zerbi, sono esterrefatto, è giovane. Mi dispiace che sia andato all’estero e che non ci sia una grande squadra interessata a lui. Ma allo Shakhtar avrà visibilità. Mi piace anche Italiano".

Sarri contro Mourinho e non solo

"Litigio con i dirigenti della Juve? Non è assolutamente vero. Ci sono state dichiarazioni normali da post partita. La squadra aveva mollato dopo aver vinto il titolo, sono atteggiamenti che non mi piacciono. Non è facile riattaccare la spina. Dovevamo andare al massimo sino alla fine in vista della Champions. Quello staccare la spina era un errore e l’ho sottolineato a tutti. Mourinho? Roba giornalistica, alla fine sarà Roma-Lazio. Io non segno, né Mourinho potrà salvare un gol. Contano le squadre. L’importante sarebbe fare un grande lavoro, io sono sempre per le mie idee. Io mi diverto, poi si divertono anche i giocatori, poi il pubblico. Per vincere bisogna giocare male è un luogo comune. Mi sono divertito molto al Napoli e gli ultimi mesi al Chelsea. Lo scudetto perso in albergo? Resto di quell’idea. Chi ha fatto sport sa a cosa mi riferisco. La realtà è che la squadra aveva visto uno spiraglio aperto e subito chiuso in due minuti. Mentre salivo dalla sala tv alla camera ho visto giocatori piangere. C’è stato un contraccolpo fortissimo. Finito un sogno per degli episodi. Higuain? Giocatore particolare, un fenomeno quando si accende. Callejon perfetto per un rendimento costante. Ordinato, ci fai affidamento. Insigne? Mi scappa da ridere. Lorenzo è il giocatore italiano da qualche anno più forte. Se sbaglia cinque minuti viene subito messo in discussione. Ha fatto un gol con l’Italia che se lo avesse fatto qualcun altro lo avrebbero mandato al telegiornale per non so quanto tempo. Parliamo di tre ragazzi a cui sono affezionato, li allenerei ancora”.

L'intuizione su Mertens

“Mertens attaccante centrale è stata una botta di culo. In una partita siamo rimasti in dieci, loro attaccavano, c’erano spazi e noi abbiamo tolto Higuain e messo Mertens. Lui in un quarto d’ora ha fatto il diavolo a quattro. Senza Higuain, Milik infortunato, sono tornato a quel tentativo. Mi ricordo la discussione con lui: “secondo me fai 18-20 gol”. Ne ha fatti 28 alla fine. La trattativa con la Roma? Non ci ho mai parlato direttamente, secondo i miei agenti eravamo vicini. Ronaldo alla Juve lo terrei? Dipende dalla società. Meglio rinunciare ad un giocatore che a cinque-sei per il monte ingaggi".

La tattica e il progetto Lazio

"Dal 3-5-2 al 4-3-3? Alla Lazio non ci sono esterni alti, bisogna fare qualcosa. Non sono un integralista, ogni volta su ogni modulo mi dicevano così. Mi sono reso comunque conto che non farei mai la difesa a tre. Vediamo con la Lazio, l’idea di fondo è quella. Lazzari? Non parlo di Lazio, mi dispiace. Da laziale voglio farlo alla presentazione. Ma con quella gamba si può adattare a tutto. La scelta di Pirlo alla Juve? Si è presa l'eccezione facendone la regola, molti si sono bruciati. A volte si rischia di frenare la carriera di ragazzi che potrebbero fare grandi cose con un pizzico di esperienza in più". 

Il Sarri allenatore

"Senza rendercene conto, cambiamo. Non sono l’allenatore e l’uomo di Empoli. Tutto questo è naturale. Quando alleno ho delle esigenze. E voglio trovare una società che mi fa fare l’allenatore di campo. Non voglio fare qualcosa di diverso, divento triste, vado in frustrazione. Possono essere anche dei limiti. Voglio ambienti in cui mi posso esaltare. Se non mi diverto vado in difficoltà. Sulla carta io e Mourinho siamo migliori degli allenatori del Nord? Bisogna dimostrare. Il nome, i successi, non contano. Il mio obiettivo? Lavorare durante la settimana per vincere la domenica. Quando ti diverti è più facile vincere. Giocando male e vincere… non lo capisco. Per quanto allenerò ancora? Non so. Ho bisogno di un’esperienza gratificante dal punto di vista professionale. La sera di Juve-Lione? A metà ottobre ho fatto una riunione con lo staff. Volevo una scelta, chiedevo: “Andiamo dritti per la nostra strada e andiamo subito a casa tra venti-trenta giorni o vinciamo il campionato scendendo a compromessi sapendo che comunque andremo a casa?”. Abbiamo scelto la seconda. La grande differenza tra difesa a tre o quattro? Non cambia molto. Sta nella richiesta, nei principi di fase difensiva. Io faccio delle richieste non molto usuali. Sono semplici, ma possono essere difficili da capire. I giovani hanno fatto meno fatica. L’unica eccezione? Albiol. In tre allenamenti era già inserito nel mio modo di pensare e giocare. I costi di Ronaldo? Non mi interessano, voglio che la società mi dia un obiettivo. La Juve ha una forza economica non indifferente, ma non devono vincere la Champions per forza. Una storia falsa. Può anche vincere la Champions, ma tra i fatturati è magari decima. Potenzialmente ci sono altre squadre che possono vincere”.

Sarri e le trattative

Con la Fiorentina ci fu qualcosa prima di Prandelli. Disponibilità per giugno, poi loro sono andate su altre strade. Al Chelsea ho fatto un errore clamoroso: andare via a tutti i costi per tornare in Italia. Il Chelsea è una grandissima società, due anni dopo hanno preso tanti giovani. Ho vissuto quell’esperienza particolare con un presidente che non poteva entrare in Inghilterra. L’aspetto calcistico era tutto in mano a noi dello staff, ma senza un grande potere economico. Poi si è sbloccato il mercato e sono arrivati tanti giovani che mi piacciono. Giroud al Milan? Un grande professionista, nei momenti del bisogno c’è sempre. Il giorno prima della finale di Europa League, Zola mi chiese delle idee. Io gli dissi: “Giocano sicuro Giroud e Pedro, gli altri nove li scegli tu”. Non hanno mai fallito una finale. Pedro alla Roma non ha avuto modo di giocare partite decisive. Non sbaglia mai davanti alla partita importante. Rapido, tecnico, per certi calciatori ho un grande debole. Ha vinto tutto, ma è stato sottovalutato".

I complimenti all’Italia

"Non ho visto molte partite dell’Europeo, quelle dell’Italia quasi tutte. Siamo la squadra che gioca il miglior calcio, Mancini è stato bravo ad individuare i calciatori giusti per l’idea di calcio. Spalletti? Nell’ultimo periodo non l’ho sentito. Ha l’esperienza giusta, ma a Napoli è dura. De Laurentiis non è un presidente semplice, ma i risultati li porta. Lotito? Per quello che l'ho conosciuto è diverso da De Laurentiis. Le esperienze precampionato sono tutte belle e facili, quando ci sono le difficoltà si vedono le persone. L'augurio è che le mie sensazioni siano giuste. Beoni nello staff tecnico? L'ho visto l'altroieri, quest'anno non sarà con me. ho dovuto ridimensionare il numero dei collaboratori, per il momento è a casa, ci rimarrà pochissimo viste le qualità. Un allenatore che ha fatto una carriera inferiore rispetto alla sua bravura". 


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