Chiedete scusa a Immobile

Ciro Immobile, punto fermo dell'Italia nei match di qualificazione al Mondiale© BARTOLETTI
Alberto Dalla Palma
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C i chiediamo ancora, 48 giorni dopo il trionfo di Wembley, come qualcuno possa aver criticato, contestato o addirittura deriso Immobile, che dell’Italia è stato l’indiscusso (per Mancini) centravanti titolare agli Europei. Due gol e un assist in sette partite, oltre a un lavoro completamente diverso da quello in cui si esalta nella Lazio, che fosse di Simone Inzaghi o che sia di Sarri: il ct gli aveva chiesto un grande sacrificio, quello di giocare spalle alla porta come fosse Lukaku, nonostante qualità e caratteristiche completamente diverse, e Ciro in qualche momento è apparso anche in comprensibile e giustificabile difficoltà. E tutti giù con le critiche: opinionisti tanti, ma anche moltissimi tifosi, come se ci fossero 25 campioni d’Europa e un gatto nero, che invece era, è e resta un autentico fuoriclasse del gol. Ma se fosse stato così scarso e inutile alla causa azzurra, perché il ct che oggi tutti celebrano avrebbe confermato Immobile per sette partite consecutive e tutte decisive? Perché in Italia, si arrendano i suoi contestatori e si “rassegnino” a rivederlo anche nelle prossime partite di qualificazione al Mondiale, non c’è un attaccante più forte di Immobile, soprattutto se può partire, come accade nella Lazio, con la faccia verso la porta, quando diventa devastante.  
 
La tripletta di Immobile contro lo Spezia è stata straordinaria e poco importa che Ciro abbia sbagliato un altro rigore, dimostrando di aver perso tutta la sua sicurezza dal dischetto: i gol che hanno aperto all’Olimpico i cancelli di Sarrilandia sono stati capolavori di tecnica e di scaltrezza che lo hanno spinto nella storia della Lazio. Lo dicono i numeri, che fanno paura: 154 gol in 221 partite con la maglia biancoceleste, ormai Silvio Piola è a 5 passi. Ma non solo: salendo a quota 159 in seria A, il centravanti della nazionale Campione d’Europa ha superato il suo ct Mancini, Gigi Riva, Filippo Inzaghi e Luca Toni, mica tre scappati di casa... Possibile che ci sia ancora qualcuno che ha dei dubbi sul valore e sulle capacità dell’attaccante di Castellammare, che ha illuminato il debutto di Sarri allo stadio Olimpico? 

Immobile, come nella Lazio di Inzaghino, ma non solo: il nuovo tridente di Mau ci sembra qualcosa di unico nel nostro campionato, almeno per ora e sempre in attesa di uno tra Kostic e Zaccagni. I lampi improvvisi di Felipe Anderson, un prezioso ritorno, e la classe di Pedro, che ieri ha avuto un ruolo decisivo nel 6-1 biancoceleste, si integrano perfettamente con la solidità di Milinkovic e, soprattutto, con la genialità di Luis Alberto, tre assist e un gol ai liguri dopo un’estate senza pace. Qualità che nascondono, per ora, le difficoltà difensive provocate dal cambio di modulo e dall’inadeguatezza, già nota da tempo, delle seconde linee del settore, Marusic e Radu esclusi. Ci sono altri due giorni di mercato: sarebbe un peccato perdere la grande occasione di partecipare alla lotta per la Champions insistendo su vecchi errori del passato.


 


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