Lazio e Sarri, l'errore non diventi un alibi

Lazio e Sarri, l'errore non diventi un alibi© Getty Images
Alberto Dalla Palma
4 min

Sarebbe troppo facile sostenere che la Lazio ha perso la seconda partita consecutiva per una papera clamorosa di Strakosha, una cosa turca, tanto per restare in tema. Sì, l’errore è stato assurdo, quasi inspiegabile, ma nel momento del disastro una squadra come quella biancoceleste avrebbe dovuto già essere in vantaggio, tanto è apparso debole dal punto di vista tecnico il Galatasaray di Terim. Niente a che vedere con il Milan, che aveva cancellato i biancocelesti dalla partita di San Siro domenica scorsa. Questo era il debutto in Europa League, che Sarri ha già vinto con il Chelsea: ma a Istanbul, ancora una volta, non si è vista in campo la Lazio allenata dal tecnico toscano, che predilige il pressing, il ritmo, il possesso palla in attesa dell’assist decisivo. Abbiamo rivisto una squadra tenera, confusa, addirittura tanto disorganizzata da non riuscire a difendersi e nemmeno ad attaccare. Ci vuole tempo per capire Sarri, ovvio, lo sanno tutti: c’è ancora oggi qualche giocatore della Juve che sostiene di non aver mai assimilato niente della filosofia di Mau, ma in un paio di mesi di lavoro qualcosa si dovrebbe già vedere, magari a lampi, e invece no. Dopo la goleada con lo Spezia, quando sembrava che si fossero aperti i cancelli di Sarrilandia, la Lazio sembra aver avuto una crisi di rigetto, come se si fosse smarrita sul campo, alla ricerca di se stessa, stordita da un cambiamento indigesto.
     Detto questo, cioè che la Lazio di Sarri ancora non esiste, è chiaro che l’errore di Strakosha è stato clamoroso e determinante, anche se prima della sua papera i biancocelesti avevano concesso due palle gol molto facili ad Akturkoglu e Cicaldau: era stato perso il controllo della partita, mantenuto per un tempo, ed erano cominciati gli imbarazzi difensivi che poi si sono materializzati con l’errore del portiere, preceduto da uno svarione di Lazzari condannabile almeno quanto la smanacciata di Thomas. L’albanese rientrava dopo un anno nero, in cui aveva giocato solo una decina di volte e sempre con la sfiducia di Inzaghi addosso: Simone preferiva Reina, che gli garantiva una partenza dal basso più sicura, e anche Sarri ha continuato lo stesso percorso, delegittimando un portiere che non ha mai capito il motivo per cui ha perso il posto nonostante avesse dato un contributo decisivo ai successi della squadra biancoceleste. Si giocava tutto ieri sera, in una notte difficile all’inizio e maledetta alla fine, ma se Allegri e la Juve hanno perso due partite su tre in campionato per le papere di Szczesny può capitare che sbagli anche Strakosha, per il quale la strada adesso è sempre più in salita. A meno che Sarri, come Max a Torino, non abbia la forza di salvarlo e di confermarlo contro il Cagliari nella speranza di non smarrirlo per sempre.
     L’importante è che nessuno, in casa Lazio, si soffermi troppo sull’errore del portiere perdendo di vista quello che sta accadendo. Passare da Inzaghi (3-5-2) a Sarri (4-3-3) sembra più difficile del previsto se consideriamo che tra Milano e Istanbul sono evaporati i giocatori migliori, quelli su cui Simone aveva costruito i suoi successi a Roma: ci riferiamo a Luis Alberto, a Milinkovic Savic e a Immobile che anche ieri sera ha chiesto - invano - ai compagni la palla in verticale per colpire alla sua maniera. Se il calcio di Sarri non prevede nemmemo questo, per Ciro sarà dura, molto dura, come già avviene in Nazionale.

 


© RIPRODUZIONE RISERVATA