Sarri-Sampaoli, dalla banca al calcio: le storie

In Lazio-Olympique Marsiglia c’è anche una grande sfida tra allenatori particolari. Che hanno due cose in comune: l’ex lavoro e l’amore per il pallone
Sarri-Sampaoli, dalla banca al calcio: le storie
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ROMA - Storia di un impiegato… diventato allenatore. Maurizio Sarri e Jorge Sampaoli, prossimi avversari in Europa League con Lazio e Olympique Marsiglia, condividono un passato molto simile. Entrambi bancari prima di diventare grandi nel mondo del calcio. Con idee tutte loro. Il ‘posto fisso’ tanto caro al cinematografico Zalone è una noia per due uomini che hanno un fantasioso sogno nel cassetto: diventare tecnici professionisti e vincere. Lasciare il certo per l’incerto è il primo loro grande passo verso il futuro.

Dalla banca al calcio, Sarri e il valore aggiunto

Monte dei Paschi di Siena e Banco de la Provincia sono le due realtà che appartengono ai giovani Sarri e Sampaoli. Nel tempo libero, lontani dalle beghe del lavoro, allenano in maniera dilettantistica. Sarri lascia il suo impiego nel 2002 quando è alla guida del Sansovino. Da lì inizia formalmente la sua carriera sulle panchine di Sangiovannese, Pescara, Arezzo, Avellino, Verona, Perugia, Grosseto, Alessandria, Sorrento e poi Empoli, Napoli, Chelsea, Juve e Lazio. Chiamasi gavetta. “Ho scelto come unico mestiere quello che avrei fatto gratis. Ho giocato, alleno da una vita, non sono qui per caso. Mi chiamano ancora l'ex impiegato. Come fosse una colpa aver fatto altro”. Il sarrismo, le vittorie, il bel calcio, il soprannome di Comandante. Tutto è storia, sta nei libri e nei vocabolari (sarrismo: s. m. La concezione del gioco del calcio propugnata dall'allenatore Maurizio Sarri, fondata sulla velocità e la propensione offensiva. Dice Treccani). “L’esperienza in banca è un valore aggiunto: ho appreso il valore dell'organizzazione e della capacità decisionale”. Come dire: tutto nella vita serve.

Sampaoli e il ‘non ascolto e continuo’

Jorge Sampaoli, un anno più giovane di Sarri, ha anche lui lasciato il ‘posto fisso’ per amore del calcio. Dai campi di provincia argentini sino al Cile e la chiamata della nazionale. Nel 2015 la storica vittoria in Coppa America. Poi la prima esperienza europea al Siviglia nel 2016, la nazionale Argentina con Messi, il Santos e l’Atletico Mineiro in Brasile. Dal 2021 è tecnico del Marsiglia. Avrebbe anche potuto allenare la Lazio nei ‘provini’ andati in scena in quella calda estate del Bielsa mai visto. Sampaoli di Bielsa è un grande estimatore. O forse ne è devoto. Alcuni, vedendo le sue squadre giocare, hanno detto che è un bielsista più di Bielsa. Un calcio fatto di idee, propositivo e che non ha mezzi colori: o bianco o nero. In poche parole: è terribilmente efficace o un flop clamoroso. Jorge, che ha intitolato la sua biografia ‘Non ascolto e continuo’, ha basato il calcio solo sul suo pensiero. Ha un tatuaggio di una frase presa in prestito dal suo gruppo preferito, i Callejeros. E si legge: “Non ascolto nessuno e proseguo sulla mia strada, perché molte cose proibite mi fanno sentire vivo”.


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