Sarri è troppo per la Lazio e questo Lotito

Sarri è troppo per la Lazio e questo Lotito© Getty Images
Alberto Dalla Palma
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La sconfitta nel derby, la nona in questo campionato e la quinta senza dare segni di esistenza in campo (Milan, Bologna, Verona, Napoli e - appunto - Roma), oltre alle immediate eliminazioni dalla Coppa Italia (altro ko contro Pioli senza alcun tentativo di entrare in competizione) e dall’Europa League (firmata più dal Galatasaray, in picchiata nel campionato turco, che dal Porto dell’ex Conceicao), impongono un’attenta riflessione su quello che sta accadendo nella Lazio senza che il presidente Lotito e i suoi principali collaboratori lancino un segnale, se non altro in difesa del club e del suo allenatore, Maurizio Sarri. Il mutismo biancoceleste è stato assordante anche dopo la clamorosa “smanacciata” con cui Ibanez ha quasi rotto il naso a Milinkovic Savic in piena area: un eventuale rigore, subito dopo l’1-0 di Abraham, avrebbe forse rivitalizzato una squadra completamente assente anche quando avrebbe dovuto alzare il livello delle proteste, mentre Sergej perdeva sangue dal naso e chiedeva il sostegno dei medici. Un dettaglio, certo, in un derby straperso davanti a Mou, ma capace di far capire quanto la Lazio, intesa come entità e non come squadra, sia completamente lontana dalle normali attività di gestione.

Se Lotito si vanta, nel corso della sua estenuante battaglia con il presidente federale Gravina, di aver favorito l’elezione del suo candidato, Lorenzo Casini, alla presidenza della Lega, i tifosi e, forse, lo stesso Sarri, si aspetterebbero qualcosa di diverso a sostegno della Lazio. Magari un mercato più intelligente e competitivo di quello realizzato a gennaio, quando sono stati acquistati due giocatori poco graditi al tecnico (Kamenovic, mai utilizzato, e Cabral, una comparsata a Udine), oppure una difesa degli interessi della squadra dopo il derby, per quel fallo da rigore su Milinkovic; oppure ancora prima, quando il calendario aveva costretto i biancocelesti a giocare alle 12.30 della domenica dopo una partita di Europa League di giovedì notte, salvo essere dirottata al lunedì sera (contro il Venezia) quando dalla Coppa erano già stati sbattuti fuori. La sensazione è che il presidente viaggi da quasi un anno su un percorso diverso da quello della Lazio e, soprattutto, di Maurizio Sarri, che con grande ambizione aveva scelto per sostituire Simone Inzaghi. Abituato a gestire tutto con il fai da te, vivendo alla giornata e senza fare alcuna programmazione, Lotito sembra essere arrivato ad un bivio epocale perché proprio nel momento in cui si è affidato ad un allenatore top, ha finito i soldi dell’autofinanziamento, tanto da essere stato costretto a combattere con l’indice di liquidità prima ad agosto e poi a gennaio. Per dirla molto semplicemente, non c’è più cassa in grado di sostenere una gestione ambiziosa a causa delle operazioni, assolutamente nefaste, realizzate nei mercati precedenti (almeno due) dal ds Tare, che secondo alcune indiscrezioni starebbe addirittura firmando un nuovo contratto pluriennale. Inutile, poi, ricordare quanti giocatori se ne andranno a parametro zero (tra cui titolari come Luiz Felipe e Strakosha) perché il club non li ha accontentati e quanti sono stati prima acquistati a caro prezzo e dopo piazzati in prestito in giro per l’Europa senza alcun futuro: rientreranno tutti a Formello, molti anche con una retrocessione sul groppone, e diventeranno di nuovo esuberi pesantissimi dal punto di vista economico.

Sarri, che sta cercando faticosamente di trasformare una squadra poco adatta alle sue idee (l’anno scorso di questi tempi la Lazio aveva 55 punti e una partita da recuperare, mentre adesso ne ha solo 49 e le rivali per l’Europa sono aumentate), ha bisogno di essere sostenuto in tutto e per tutto. O ci credi o non ci credi, questo deve capire Lotito, che nella cena di Natale sventolò davanti alla squadra un nuovo contratto per Mau che non esisteva e di cui non ha più parlato, almeno fino ad oggi. Tanto da far riflettere Sarri sull’ipotesi di una separazione alla fine della stagione: con che garanzie può ripartire il tecnico, se nemmeno la dolorosa e inevitabile cessione di Milinkovic Savic al miglior offerente potrà sanare i conti, garantendo l’iscrizione al campionato ma anche un mercato di alto livello? Non c’è più solo una questione tecnica da affrontare, quindi vendere talenti come il serbo, Luis Alberto e forse lo stesso Zaccagni per sostituirli con giocatori altrettanto bravi, ma anche economica: se Lotito non può supportare Sarri, lo liberi il prima possibile, per il bene di Mau e della stessa Lazio, che di fronte a un ridimensionamento non può più insistere su un allenatore così esigente.


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