Provedel è il muro della Lazio: è il suo momento

Interventi strepitosi anche contro il Napoli: prima dell’1-2 di Kvaratskhelia aveva tenuto in partita i biancocelesti salvando tre gol in pochi minuti
Provedel è il muro della Lazio: è il suo momento© Getty Images
Daniele Rindone
4 min

ROMA - Ha poteri ragneschi. Quei voli da palo a palo, quei balzi, quei tuffi a mano aperta, quelle uscite a contrasto. Parate d’autore, le parate di Provedel, nuovo maxi-ragno della Lazio, ha fatto il Buffon contro il Napoli. Le sue prodezze hanno tenuto il tabellino entro proporzioni umane (1-2) considerando i 18 gol presi dai biancocelesti nei 9 precedenti più recenti contro gli azzurri: un bottino di tris, poker e cinquine finite sul groppone dei portieri di turno. Provedel a un certo punto s’è ritrovato solo contro tutti, contro le demoniache presenze di Kvaratskhelia e Osimhen. In quei primi 15 minuti post-intervallo, da crepacuore, prima del gol di Kvaratskhelia, è stato sotto bombardamento e ha respinto la massa di azioni e tiri creati dal Napoli. S’è immolato su Kvaratskhelia in uscita, erano a tu per tu. Ha fatto un balzo sul colpo di testa di Zielinski, ci è arrivato con la manona destra. Poi c’è stato il palo di Osimhen. E sempre Osimhen, in diagonale, ha costretto Provedel alla deviazione allungandosi sulla destra. Non è finita, Kvaratskhelia ha sparato sopra la traversa e poi l’ha trafitto, senza che potesse fare nulla. Provedel era stato decisivo ripetutamente, aveva difeso il pareggio. Sarri ora deve decidere se confermarlo in Europa o dare una nuova chance a Maximiano.

Il salto

«Ho sempre sognato di arrivare in alto», s’era presentato così ad agosto. Spigliato e temerario, ha trasferito in campo la voglia di emergere nell’élite, a 28 anni, dopo stagioni difficili, infortuni e poca propaganda. Ivan Provedel è un portiere che pensa con i piedi, è adatto al gioco di Sarri perché sa leggere i movimenti della difesa, sa giocare il pallone e in una Lazio come questa, più attenta a ostruire che non a costruire, si è rivelato un perno cruciale. Usa il fisico, usa la testa. E’ un ragazzo umile, attento ai dettagli. In allenamento pone domande, s’informa, chiede a cosa serve questo o quello, apprende velocemente. «Siamo sorpresi dal suo rendimento», ha confessato Patric, nuova guida della difesa. Provedel, madre russa, ha una storia curiosa, è stato lui a raccontarla più volte: «Mio nonno era nell’esercito russo e insieme a lui c’era Lev Yashin. Si conoscevano e per me anche solo pensare che un mio parente lo avesse conosciuto mi ha sempre fatto fantasticare. Ho sempre voluto fare il portiere, me la cavavo anche in attacco. La mattina giocavo e il pomeriggio con gli amici facevo il portiere. Poi è arrivata una persona che ha creduto in me e mi ha fatto iniziare». E’ cresciuto nel mito di Yashin, The Black Spider, il ragno nero per l’agilità e la divisa scura, portiere Pallone d’Oro.

La Nazionale

E’ il portiere della porta accanto, Provedel. Nel senso che è un ragazzo come tanti. Non è appariscente, non ha l’aria o il look del divetto. Simbolo del made in Italy, punta a stupire con la Lazio, a consacrarsi dopo una lunga gavetta che è stata scuola di vita, non solo di calcio. Vive l’occasione che aspettava, se la sta giocando al massimo. Sogna la chiamata di Mancini, l’anno scorso è stata vicina, l’exploit con lo Spezia l’aveva proiettato verso l’azzurro. Mancini, a gennaio, l’ha invitato a crederci: «Tutti devono puntare alla Nazionale. Non abbiamo chiuso le porte a nessuno, ma non possiamo chiamare troppi giocatori. Siamo più di 30 ma è giusto che tutti ci tengano ad essere chiamati», disse Mancio durante lo stage di inizio anno. Provedel, sul tema Nazionale, non ha nascosto ambizione: «Se mi chiamassero non dormirei la notte, è un sogno vero. Ma dico anche che davanti ci sono portieri che giocano la Champions e che hanno esperienza importante. Non ne farei un dramma. La vita regala quello che uno merita». Ci vuole resistenza nella vita. Provedel lo dimostra, è tempo di regali meritati. Il meglio deve ancora venire.


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