Il messaggio di Lotito alla sua Lazio e la telefonata a Sarri

Il presidente ha fatto i complimenti alla squadra dopo la straordinaria vittoria in casa dell’Atalanta: “Grande calcio, è una soddisfazione per il club: si sta realizzando quello che volevo”
Il messaggio di Lotito alla sua Lazio e la telefonata a Sarri© ANSA
Fabrizio Patania
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Se una telefonata allunga la vita, come recitava un vecchio spot televisivo, Lotito avrebbe permesso ai suoi interlocutori privilegiati di stabilire il record di longevità. Certe telefonate, però, assumono un significato diverso, segnano la svolta o fissano un momento. Domenica sera, quando la Lazio si è ritrovata a cantare nella pancia dello stadio di Bergamo, Claudio era in estasi, viveva da qualche minuto lo stesso stato di grazia e l’euforia del popolo biancoceleste, incantato dalla lectio magistralis imposta all’Atalanta. Forse la partita perfetta, dal punto di vista stilistico e del palleggio, ma anche dell’intensità, del contrasto, dell’attenzione difensiva. Il presidente della Lazio non usa l’agenda e neppure memorizza i numeri sui suoi due o tre cellulari. Li ricorda a memoria. Ha pensato bene di chiamare subito Sarri. Un breve colloquio, i complimenti sinceri da girare alla squadra. Il mister ha chiuso la porta dello spogliatoio, ha riunito il gruppo e ha esteso il messaggio ai giocatori. «Ci ha pensato Maurizio, mica potevo chiamare uno a uno» ci ha raccontato ieri mattina. Negli occhi aveva i ricami di Felipe, le scosse di Pedro e Zaccagni, i lanci verticali di Cataldi e Milinkovic, le chiusure di Casale e Romagnoli. Un’orchestra capace di suonare musica d’autore. «Grande calcio. Ho visto una Lazio bellissima. Abbiamo vinto su un campo difficile, eppure ci mancava Immobile. Sapete cosa mi ha colpito? Risultato mai in discussione, non c’è stato un istante in cui abbia sofferto davanti alla tv. Il tecnico e la squadra meritavano i complimenti. E’ una grande soddisfazione anche per la società. Si sta realizzando quello che volevamo. Bergamo è la testimonianza. Siamo in grado di esprimere un calcio di altissimo livello». E’ diventato senatore, non si staccherà dalla Lazio. A Formello, preoccupati dall’impegno politico, gli hanno raccomandato di restare sul pezzo, di essere presente. Sabato Lotito era andato a salutare la squadra in partenza.

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Utopia

La Grande Bellezza è forse uno slogan abusato. La Lazio così bella non è un sogno, ma una solida realtà, ricordando un altro spot a cui spesso si riferiva Lotito. E’ l’espressione del gioco più coinvolgente della Serie A. Come essere “saliti sul pianerottolo di Napoli e Milan” osservava Angelo Gregucci, laziale sino al midollo. Pura verità. Il terzo posto e lo show di Bergamo, senza Ciro e con Luis Alberto in panchina per 90 minuti, sono l’espressione del gioco. Sarri insegue l’utopia, irraggiungibile per definizione, necessaria per continuare a migliorarsi e rendere vero un sogno. Lo scudetto, obiettivo impronunciabile, meno irraggiungibile perché nel calcio esistono le favole e la matematica consente qualsiasi pensiero. Forse anche il confronto con il livello toccato sinora da Juve, Roma e Inter autorizzerebbe a iscriversi alla corsa. Sarebbe sbagliatissimo, però, illudersi e ritenerlo un traguardo possibile. «Di cosa parliamo? Se ragioniamo seriamente, un mese riesce a tutti, sei mesi a pochi, dieci o undici mesi ai vincenti. Noi siamo tra i tanti» si è lasciato scappare Sarri. L’unica concessione all’imponderabile. Continuare così, senza pause, significherebbe restare aggrappati alla coda del Napoli. Evento non pronosticabile.

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Campo

Chissà. Forse Mau, nel suo rapporto confidenziale con Massimo Maestrelli, ne avrà parlato. E’ nata un’amicizia vera, disinteressata, legata ai sentimenti. Il figlio di Tommaso, tifoso d’eccezione, continuerà a vivere la Lazio dalla tribuna Tevere. Una passione, una fede di famiglia, niente altro. Qualcosa di mistico, come se il papà stesse spingendo da lassù, lo avverte e l’ha confessato. Lotito, senza scadenze temporali, allo scudetto ci pensa. «E’ l’unico trofeo che ci manca. Ci stiamo lavorando» disse in Campidoglio celebrando il centenario di Maestrelli. Perché il Sarrismo non esiste oppure non è nato a Bergamo. La Lazio ha solo cominciato a raccogliere i frutti di un lavoro lungo quindici mesi. La strategia fa i risultati, diceva Delio Rossi. Vero. Le basi del successo risalgono a fine maggio, all’accordo per il rinnovo, al piano triennale affidato a Sarri. La mossa decisiva della Lazio? Seguirlo, farsi guidare dall’Idea. Ora mancherebbe un ultimo tassello. Lotito, come Mau, è preoccupato per il prato dell’Olimpico. «Ha ragione il mister. La palla non corre e noi siamo una squadra tecnica, precisa. Abbiamo bisogno di un bel campo. Speriamo che il lavoro sinergico e l’impegno di Sport e Salute portino a migliorare in fretta il terreno dell’Olimpico».


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