Derby Roma-Lazio, Cataldi che emozione: primo con la fascia

Un capitano romano per i biancocelesti: in assenza di Immobile e Milinkovic toccherà al centrocampista cresciuto nel vivaio
Derby Roma-Lazio, Cataldi che emozione: primo con la fascia© BARTOLETTI
Daniele Rindone
4 min

ROMA - Un  giorno tutto questo sarebbe stato suo. Questo giorno è domani. Il derby premia Danilo Cataldi, la sua lazialità connaturata. Sarà il capitano della Lazio in assenza di Immobile e Milinkovic. La fascia passerà di mano nella partita delle partite. E lui la sentirà addosso in modo vitale, laziale, sentimentale, fisico. Cataldi, la fascia, l’ha indossata per la prima volta a 20 anni. Era il 9 marzo 2015, si giocava Lazio-Fiorentina (4-0), e Mauri (capitano dell’epoca), con la benedizione del senatore Radu, elesse capitano Cataldi nel finale di una gara profetica. Fu un’investitura affettiva, popolare, l’Olimpico cantò il nome di Cataldi, attribuendogli l’intestazione di un’eredità futura.

I simboli

È di nuovo una Lazio di uomini-bandiera come Alessio Romagnoli. È una Lazio di uomini di fede come Danilo. Sarà lui il prossimo romano-laziale ad indossare la fascia nel derby e tornano alla mente i ricordi di quando papà Francesco e mamma Patrizia lo accompagnavano ogni giorno ad Ottavia, quartiere Nord Ovest della città. Era un bambino, si allenava nel centro sportivo dell’Ssd Ottavia, su un campo di terra. «Vengo da una famiglia umile, mio padre trasportava le bibite, lavorava dal lunedì al sabato alzandosi alle 4 di mattina. Ricordo che la domenica mi accompagnava alle partite la mattina presto. Quando non c’era, toccava a mia madre. Mio padre lo faceva con passione, sono quei sacrifici che un figlio apprezza con il tempo. Mi hanno insegnato il valore delle cose», ha raccontato spesso Danilo. Fu scelto dalla Lazio, che se lo perse durante gli anni adolescenziali salvo poi riacquistarlo. Le giovanili, la Primavera da capitano, il salto con Pioli in panchina, i prestiti al Genoa e al Benevento, il ritorno alla Lazio, gli anni bui con Inzaghi, l’esplosione con Sarri. Le ginocchia di Danilo sono piene di sbucciature.

La vigilia

Oggi si ritrova a vivere una vigilia emozionante, appassionante, esaltante ma anche agitata. Danilo domani sarà regista e capitano della Lazio, testa pensante e trainante della squadra: «La fascia da capitano per me è una responsabilità molto bella, è stupendo indossarla. La prima volta mi successe a 20 anni, ero ancora piccolo e c’erano tante cose che potevo e dovevo sbagliare, ora è tutto diverso», è un altro dei racconti di Danilo. Ha sempre amato la Lazio, ha sempre sognato di giocarci, ha sempre sperato di esserne alla guida come successo a Bruno Giordano, Alessandro Nesta oppure a Fabio Liverani, tanto per citare alcuni capitani romani. Danilo è cresciuto nel mito della Lazio d’oro del 2000: «Quando ero piccolo la Lazio era una delle più forti al mondo. Cito Veron, incarnava il momento di quella squadra. Si narrava di diversi gruppetti fuori, ma in campo era un gruppo unito. Juan è stato uno dei più rappresentativi di quegli anni». Pensando alla crescita di Danilo tornano alla mente le parole pronunciate da Miro Klose prima di andare via: «Puntate su Cataldi. Diventerà un centrocampista da 40 milioni di euro». E quelle di Leiva, altro firmatario della sua ascesa: «La rivelazione sarà Danilo». Lucas ad inizio stagione ha inviato a Danilo un messaggio dal Brasile: «Prendi in mano questa squadra amico mio». E il suo popolo.


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