Milinkovic, notte sbagliata. E il popolo Juve lo chiama

Ovazione dei tifosi bianconeri: lo corteggiano. Intanto il suo futuro alla Lazio è ancora incerto
Milinkovic, notte sbagliata. E il popolo Juve lo chiama© Marco Rosi / Fotonotizia
Daniele Rindone
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Gli applausi al contrario hanno fatto da contrasto alla sua esibizione mogia, senza magia. Li ha ricevuti dallo Stadium, sanno di corteggiamento juventino, di acclamazione di mercato. I laziali, per quanto adorino Milinkovic e non si sognerebbero mai di contestarlo, si sono infastiditi per l'ovazione dei tifosi bianconeri e si sono indispettiti perché s'aspettavano un contributo diverso dal Sergente-capitano. Ma cominciamo dalla fine. Il ko di Sergej per il colpo alla tibia destra sembra essersi rivelato solo colpa di una botta, non mette a rischio il Mondiale. Quando Sergej è caduto a terra s'è temuto per lui e per il suo sogno. Ripartiamo dall'inizio: dopo la squalifica-derby non s'è più visto il vero Sergente. Che abbia affrettato, inconsciamente, la partenza per il Qatar è un dubbio insinuante. Anche Milinkovic è un eroe che ogni tanto ci ricorda quanto sia difficile esserlo sempre giocando e rigiocando, soprattutto alla vigilia di un appuntamento Mondiale. Non è riuscito a prendere campo contro il Monza e neppure a Torino, contro due squadre diverse, agli antipodi in tutto. Non è riuscito a garantire i suoi strappi gladiatori, le parabole che conosciamo. Allo Stadium s'è macchiato di quell'errore in costruzione che è costato il primo gol di Kean. Aveva Rabiot davanti, s'è allungato troppo il pallone e se l'è fatto sfilare senza neppure reagire facendo valere il suo fisico, la sua forza.

La responsabilità

In una Lazio senza Ciro e con altri big fuori, il centrocampo era l'unico reparto rimasto integro. Sarri s'aspettava una notte diversa da Milinkovic, non che fosse a rimorchio dei centrocampisti juventini. Lo immaginava freddo nei momenti caldi, voleva vedere il trascinatore che ammira spesso. Sergej ha orientato la partita al contrario, distante un mondo dalla versione battagliera che ne ha fatto uno dei migliori giocatori d'Italia e d'Europa. Vederlo in sofferenza, vago, senza quell'anima di ferro che lo contraddistingue, ha meravigliato tutti. Ha combinato poco dopo averla combinata grossa. Forse sarebbe stato diverso se non avesse beccato quel giallo contro la Salernitana che lo ha stravolto, che gli ha negato la gioia del derby. E' stato un punto di rottura, l'ha avvicinato di più ai Mondiali che al rush finale di questa prima parte del campionato.

Il futuro

Milinkovic, prigioniero di se stesso, è uscito dopo il colpo alla tibia destra, era deluso anche lui. Allo Stadium era presente il suo manager Kezman, in settimana ha incontrato Lotito e Tare. Hanno parlato di futuro, in anticipo sui tempi indicati dall'agente serbo, in un primo momento aveva chiesto di rinviare ogni discorso a dopo il Mondiale. Non c'è stata svolta, il futuro del Sergente resta un rebus. Ci saranno nuovi aggiornamenti. Il mercato di gennaio rimane un rischio e il rinnovo rimane appeso ad un'ipotesi. Lo Stadium ieri ci ha provato.


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