Lazio, una marcia indietro su tutti i fronti

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Lazio, una marcia indietro su tutti i fronti© Lapresse
Alberto Dalla Palma
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Tenuta in piedi dalle splendide parate di Provedel, la Lazio ha fallito ancora una volta il definitivo salto di qualità uscendo da Verona con un solo punto. Zero ne aveva fatti contro la Salernitana (prima della sosta) e il Lecce e uno solo sia contro l’Empoli che contro la Fiorentina all’Olimpico, dopo essere andata in vantaggio: sta già diventando il campionato dei rimpianti e pochi giorni dopo l’eliminazione dalla Coppa Italia ci saremmo aspettati un’altra partita da parte della squadra biancoceleste, soprattutto dopo aver intuito, ascoltando Sarri allo Stadium di Torino, che l’obiettivo unico resta il campionato e di conseguenza la qualificazione Champions. Ma nemmeno la penalizzazione della Juve ha scosso la Lazio, sempre debole dal punto di vista emotivo e caratteriale: non sbrana mai gli avversari, li circonda, cerca di addormentarli, quasi di irriderli con un giro palla ossessivo di cui poi lei stessa resta prigioniera, incapace di affondare i colpi e di chiudere le sfide. Quello che è accaduto a Verona, solo per restare a tempi recenti, lo avevamo già visto contro l’Empoli, addirittura con doppio vantaggio, e la Fiorentina, che aveva più volte sfiorato il gol della vittoria. Resta, di questo avvio del 2023, la grande notte vissuta e festeggiata contro il Milan, anche se i successivi risultati dei rossoneri, travolti anche dal Sassuolo in casa e battuti di nuovo nel derby, ci lasciano il dubbio che oltre ai grandi meriti della Lazio, per spiegare quel 4-0 così divertente e spettacolare, ci fossero anche tanti demeriti degli avversari. Una squadra che vuole puntare alla Champions deve dare molto di più, invece quando si alzano i ritmi e gli impegni diventano molteplici si sgonfia e non riesce a trovare continuità di rendimento.

Sarri e l'Europa

Adesso Sarri dovrà anche affrontare il doppio spareggio di Conference contro il Cluji: quale sarà il suo approccio, quello di un allenatore che non sopporta gli impegni infrasettimanali perché ama lavorare sul campo o quello di un tecnico che vuole almeno competere per qualcosa a quasi due anni dal suo arrivo a Formello? Lo scopriremo andando avanti, certo che anche lo stop di Verona è stato pesante nonostante lo stesso Mau abbia applaudito, come a Torino, l’atteggiamento mentale della Lazio. Zero tiri in porta contro la Juve, dato certificato dagli statistici, un tiro in porta (Pedro, gol spettacolare e frutto di una prodezza personale) al Bentegodi. Ovvio che le condizioni di Immobile siano pessime - dopo il terzo infortunio muscolare della stagione - ma è anche ovvio che il tecnico avrebbe dovuto imporsi, in estate, per avere un vice Ciro. Ma i continui scontri a distanza tra Sarri e il ds Tare - gestiti malamente dal senatore Lotito - hanno prodotto proprio questo: che la rosa non è completa e che Mau in campionato difficilmente cambia gli undici titolari, se non davanti a infortuni o squalifiche. Molti se la prendono con Luis Alberto (di più) e Milinkovic (di meno) ma se le alternative sono Marcos Antonio, Basic e il Vecino post mondiale è meglio puntare ancora sul talento dello spagnolo e del serbo proprio come fa Sarri, che ha praticamente escluso Cancellieri dalle rotazioni mettendo ai margini anche il giovane Romero. Anche se Lotito insiste nel definire la Lazio «una famiglia», la sensazione è che siano state avviate diverse pratiche di divorzio.


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