Lazio sul filo delle tensioni: il derby placa

Il big match con la Roma attenua il caso ma Lotito presto sarà chiamato a decidere
Lazio sul filo delle tensioni: il derby placa© ANSA
Daniele Rindone
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ROMA - Solo il derby capitale evita scontri campali, non aggrava le tensioni di Formello e attenua i bollori scatenati dall’ultima filippica di Sarri: «Non abbiamo la struttura per fare più di una competizione per volta... Non siamo pronti... L’AZ in Youth League ha battuto il Real Madrid 4-0, noi siamo in Primavera 2». Ha trovato buone ragioni, subito dopo l’eliminazione dalla Conference, nel momento di massima vulnerabilità della società, per andare di nuovo a bersaglio. Il colpo più duro, a bruciapelo, l’ha sganciato Mau e anche Lotito, stavolta, non può non sentirsi coinvolto. La sensazione è che Sarri si stia giocando tutte le carte a disposizione per incitare il presidente ad avviare una seconda rivoluzione dopo quella tecnica partita nel 2021, integrata nel 2022 senza troppa soddisfazione visto lo scarso utilizzo delle seconde linee e le continue dichiarazioni contestatorie. La Lazio, così com’è organizzata, non gli sta bene. Il discorso, implicitamente, sembra ricadere sulla gestione tecnica, in particolare sul diesse Tare. Si avvicina la scadenza del 30 giugno, è una data, è un bivio. Sarri e Tare sono divisi da ostilità non più nascoste, mai esternate direttamente, sempre rimbalzate da fuori. Il riferimento di Mau alla “Primavera 2” non può non essere addebitabile alla vecchia gestione della Lazio baby, da questa stagione affidata da Lotito al figlio Enrico (diggì del settore giovanile) e al diesse Fabiani. Il tema è di lungo corso, ma forse fuori contesto rispetto ad un cammino europeo deludente, vissuto in costante difficoltà dopo un mercato da 50 milioni, anche contro squadre con appeal e budget nettamente inferiori.

Le reazioni

La pietra, scagliata a caldo, non poteva che accrescere le tensioni che si respirano da mesi. Lotito non può essere soddisfatto per la terza eliminazione (dopo EuroLeague e Coppa Italia), perlopiù in un torneo che avrebbe potuto vedere la Lazio protagonista fino all’ultimo. Il diesse Tare ha assistito dal vivo all’annientamento tecnico del secondo tempo. Nel post-partita, iniziato allo stadio e vissuto nel ritiro di Alkmaar dove la Lazio ha pernottato, è calato il gelo. E il clima di divisione e tensione non è passato inosservato dentro la squadra. Inquietudini e concitazioni sono affiorate in superficie. Lotito finora ha fatto finta di nulla, ha scelto una gestione salomonica in attesa di decidere cosa fare a giugno. E’ un classico, prende tempo, aspetta gli esiti del campo, astutamente dà ragione a tutti. Ma non può traccheggiare all’infinito. Il parere. Sui temi scatenati dalla Conference è intervenuto Delio Rossi, allenatore specchiato, illuminato, grande conoscitore di Formello. Ha vissuto Lotito e Tare quando l’accoppiata era appena nata, non gli sono sfuggiti gli attacchi di Sarri. Ha offerto una saggia visione della vicenda, delle dinamiche e delle carenze della società, ma anche delle reazioni pubbliche di Mau: «A me sono state fatte promesse e non le hanno mantenute - ha dichiarato Delio a New Sound Level - fermo restando che se avevo qualcosa da dire alla società la dicevo a quattr’occhi. Esternamente facevo passare che andava tutto bene perché si danno alibi ai giocatori, non li ho mai voluti dare. Penso che la gente non sia stupida, rimarcare troppo un concetto alla lunga può anche stufare. L’allenatore è pagato per tirare fuori il meglio da quello che gli mettono a disposizione. Ci sono allenatori che si sentono più sicuri con un sistema. Zeman gioca con il 4-3-3 e se prendi un allenatore come lui sai che giocherà così. Poi non puoi chiedergli di giocare in un modo diverso. L’allenatore, finché non cambia lo statuto, non fa il diesse, puoi prendere giocatori adatti a quell’allenatore. Ma io penso che quando prendi Sarri che è un po’ rigido sotto questo punto di vista o lo segui o non lo segui». Tante verità. 

 

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