Sarri pigliatutto, da Mourinho a Spalletti: ha battuto tutti i guru, tranne Allegri

Mau sul trono di Roma-Lazio al secondo posto. Nella galleria dei successi anche i colpi contro Inzaghi Pioli, Gasp e Spalletti
Daniele Rindone
5 min

L ’anti-Napoli non c’è, si cerca l’anti-Sarri. Sotto a chi tocca. Il popolare Mau, seduto sul trono di Roma e sul secondo soglio della Serie A, se li è messi in tasca tutti i colleghi-guru. Due pappine a Mourinho tra andata e ritorno, diritto e rovescio. Tre pere a Inzaghi, due a Gasperini, quattro a Pioli, una a Spalletti. Li ha battuti tutti, chi due volte e chi una. Tutti tranne uno: Massimiliano Allegri. Max ha rifilato a Mau un 3-0 a novembre e l’ha eliminato dalla Coppa Italia a febbraio (1-0), lo risfiderà l’8 aprile all’Olimpico (Lazio-Juve). Allegri è l’ultimo baluardo, è geloso del secondo posto afferrato da Sarri, lo rivendica al posto della penalizzazione. Max può triplicare il ko infilitto al Comandante o subirne il primo. Attenti a Mau, bei tempi per lui in Italia, meno in Europa. Regolatevi, cari guru. Sul campionato aleggia e volteggia il «dinosauro» Maurizio, per sua citazione. Più che sul giurassico è andato sul classico ultimamente.

L’exploit

Il terzo trionfo contro Mou vale un Triplete derbystico e la “doppietta” stagionale mancava da 11 anni. Non è solo una questione romana. Nelle ultime 5 partite la Lazio s’è portata a casa 13 punti vincendo a Napoli, rivincendo contro la Roma. Dare a Sarri quel che è di Sarri (in campionato) significa riconoscergli i meriti della preparazione impostata quest’anno nei big match, punto dolente della scorsa stagione. Ha conquistato 18 punti sui 27 disponibili, gliene restano tre di grandi sfide (Lazio-Juve, Inter-Lazio e Milan-Lazio), saranno decisive per la Champions. Mau ha governato il Neuroderby pur essendosi fatto aggredire dal pathos. Ora sì che lo vive passionalmente. Nel settembre 2021, prima del primo derby, parlò di Sangiovannese-Montevarchi come «la partita in cui ho sentito più pressione». Nel maggio 2022 s’impuntò: «Arrivare sopra la Roma? Basta pensare in modo provinciale, il derby è la partita dell’anno, ma bisogna pensare diversamente». L’ultimo derby è stato il più spossante, gli ha fatto perdere il sonno. Sarri è rimasto sveglio fino alle 5 di domenica mattina, s’è stupito di se stesso: «Non mi era mai capitato, se continuo così mi preoccupo». Nella notte post derby invece ha dormito come un ghiro, l’ha svelato partecipando alla sesta edizione del Gran Galà dello Sport-Città di Castiglion Fiorentino. Mau ieri ha ricevuto il premio dedicato al tecnico castiglionese Corrado Viciani scomparso nel 2014, ha parlato a più riprese, anche a Sportitalia: «Stamattina (ieri, ndr) non mi svegliavo più. Spero che la vittoria ci dia benzina. Champions? Può succedere di tutto. Il percorso è ancora lungo se vogliamo diventare grandi. Ogni volta che si compra un giocatore lo voglio italiano». Ha dato un buffetto a Mou: «Lasciatelo stare, è un animale da spettacolo. È una persona di una simpatia straordinaria. Le motivazioni vanno trovate internamente, quelle che trovi dall’esterno sono di breve durata. L’impressione è che la nostra squadra fosse più focalizzata sull’obiettivo». Per tornare al sabato di vigilia non era stato un sabato qualunque per Mau. L’ha vissuto tra campo e sala video. Sarri aveva diretto due sedute in campo, aveva parlato a ripetizione con la squadra. Dopo la seduta pomeridiana era entrato nello spogliatoio dei giocatori, mossa inusuale rispetto alla routine delle partite.

La tattica

Sarri ha pensato solo a vincere per rendere orgogliosi i tifosi. Non è un dettaglio, ha giocato due derby su due senza Immobile (a novembre gli mancava anche Milinkovic). Li ha vinti con Felipe falso nueve, decisivo all’andata con il gol vittoria, al ritorno con il tocco smarcante per Zaccagni. E’ stato mentalista e tatticista. Ha impostato la partita con il solito movimento sarrista “palla dentro, palla fuori” e ha organizzato le uscite per sorprendere la Roma durante le scalate degli esterni di Mou, soprattutto quando aveva palla Casale. Se Spinazzola (esterno sinistro) si alzava, Zalewski restava basso. Sarri aveva chiesto ai suoi di indurre gli esterni giallorossi a indirizzarsi verso il possessore così da costringerli a corse e rincorse lunghe. Dopo l’espulsione di Ibañez e dopo l’intervallo ha rasserenato la squadra. L’attesa dell’attimo è stata l’indicazione chiave. E l’attimo è stato colto con l’azione-flipper Luis Alberto-Felipe Anderson-Zaccagni, nata sulla fascia di Zalewski, rimasto alle spalle di Zaccagni quando l’attaccante alato s’è infilato nello spazio aperto da Felipe. Mossa immaginata da Mau, il guru anti-paraguru.


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