ROMA - Non si può fare finta che la notizia non sia quanto meno curiosa, però una volta potremmo fare finta d’essere persone serie e mature, considerandola esattamente una semplicissima notizia curiosa. E fine. Invece, nel grande luna-park che è diventata ormai la nostra vita, questo non luogo in cui scatenano interessi viscerali ed esaltati solo il fatuo e il deforme, del tipo tira più un video demenziale che un ragionamento di Galimberti, appunto, in un mondo così figuriamoci se non diventa l’argomento del giorno, sbancando tutte le classifiche dei social, l’ipotesi che un pronipote del Duce, figlio di Alessandra, dunque un Mussolini, potrebbe finire a giocare nella FeralpiSalò, e ribadisco Salò, neopromossa in serie B. Siamo alle pure voci di mercato, ma non importa a nessuno. Anche se il giovane Mussolini finisse poi a giocare nel Pordenone o nel Bitonto, ormai non farebbe più né caldo né freddo. La sola voce di mercato basta e fa centro. E via subito con un Capodanno di commenti simpaticoni: “Si sentirà subito a casa”, “Giocherà a calcio balilla”, eccetera eccetera.
La storia di Floriani Mussolini
Nome di battesimo Romano, comunque primo cognome del padre, Floriani, ma da qualche tempo per scelta familiare anche ufficialmente riconosciuto col secondo cognome della mamma Alessandra, il ragazzo è del 2003, è difensore, e a quanto pare non è niente male. Inizi nella Roma, poi passaggio alla Lazio, e lì la trafila. Nel 2021 timbra anche il cartellino in prima squadra, convocato da Sarri per la trasferta di Verona. Tutto un futuro da scrivere, in ogni caso. Pieno di aspettative e di sogni, come succede a chi annusa finalmente i profumi forti del calcio professionistico. Ma caso clinico è chi si mostra interessato in questi momenti alla scheda tecnica del giocatore: non è più materia per il Panini, suo malgrado è ormai da Twitter e rotocalchi rosa (quelli rimasti). Parlandone seriamente, di tutto Romano ha bisogno fuorchè di questo polverone. Ma naturalmente nessuno del pubblico ha la minima intenzione di preoccuparsi per la crescita armonica ed equilibrata della giovane promessa. Questi sono discorsi che sventoliamo quando serve fare un minimo di bella figura, nei talk-show paludati e negli stati generali sulla crisi dei settori giovanili. Oggi liberi tutti, fa furore questa faccenda di un Mussolini che torna a Salò, solo per giocare, eventualmente, ma casualmente proprio dove il bisnonno fondò la sgangherata Repubblica della disperazione (sono dell’idea che avrebbe fatto meglio a tentare pure lui la carriera del calciatore). Faccenda troppo gustosa. Per i tempi magici del Cancel Culture, faccenda anche troppo scabrosa. Evitare, evitare. Questione di opportunità, lo capisce chiunque. Io, che a quanto pare sono poco chiunque, non riesco a vedere tutto questo problema: Romano ha diritto di costruirsi una storia sua, anche se non è la Storia gigantesca e sconvolgente del bisnonno Duce. E se giocare a Salò fosse la soluzione giusta, avrebbe tutto il diritto di andarci in santa pace. Ma chiaramente sono discorsi temerari e sbalestrati: per come gira il mondo, c’è da scommettere qualcosa che Romano finirà a giocare in qualunque squadra, in qualunque luogo, purchè non sia Salò. Non decide più la sostanza, siamo in mano all’apparenza.